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Campionati di filosofia: due studenti del Cavalieri partecipano alla selezione regionale

La selezione d’Istituto dei Campionati di filosofia (da quest’anno non si chiamano più Olimpiadi) si è svolta il 9 febbraio; dei diciannove partecipanti, due sono stati scelti per la selezione regionale dello scorso 16 marzo. I candidati avevano la possibilità di scegliere tra quattro tracce di diversi ambiti: teoretico, etico, politico ed estetico. Pubblichiamo i temi di Alexia Giorla e Arturo Palmeri

Fin dal suo avvento, la fotografia è stata riconosciuta e accolta come strumento portatore di una netta rivoluzione culturale. Essa si è introdotta nella vita dell’uomo sovvertendo impetuosamente la percezione che quest’ultimo aveva avuto di sé stesso e della realtà esterna fino a quel momento. La sua affermazione come forma artistica parallela all’arte figurativa difatti, suscitò l’inquietudine e gli interrogativi di numerosissimi intellettuali, i quali, sostanzialmente, si focalizzarono sul medesimo punto: può definirsi “arte” una forma perfetta e scientifica rappresentazione della realtà? 

Dove si trova l’elemento artistico in questa assoluta e pedissequa riproduzione? 

Ci si ritrovò, dunque, di fronte alla necessità di ridefinire l’idea di arte e di ciò che essa può e deve veicolare; la problematizzazione non stava tanto nel mezzo attraverso il quale l’arte opera e si manifesta, quanto nel suo prodotto finale, nei suoi frutti. Se nei secoli precedenti l’arte figurativa era stata tanto più celebrata ed eternizzata quanto più essa fosse risultata reale nella forma, ora, a metà ottocento la fotografia è al contrario demonizzata per lo stesso motivo. Se la fotografia rappresenta il reale, allora non può essere arte. Il filtro della lente rende la fotografia priva dell’elemento umano che, secondo i detrattori della prima, rende l’arte “arte”. 

La macchina fotografica come… “Macchina del tempo” | SB Online & OnAir

Ciò che ne risulta è, di conseguenza, una rappresentazione meccanica e asettica del mondo, che per sua natura non può adeguarsi e conformarsi all’altezza delle presentazione emotiva e spirituale della realtà propria dell’arte. Quest’immediata e radicale presa di posizione è, piuttosto, sintomo di una malcelata e abissale fragilità: la fotografia, a questo punto, riveste il ruolo di catalizzatore nel processo di smascheramento dell’arte e dei costrutti umani legati a essa. 

L’arte, infatti, non è difesa dall’uomo tanto come sbocco creativo dell’interiorità umana, quanto come unico terreno, a lui disponibile, sul quale ergersi da Creatore, sul quale manovrare e plasmare la realtà arbitrariamente, appellandosi all’inalienabile diritto alla libertà creativa.

L’entrata in scena della fotografia assume, dunque, i connotati di una vera e propria minaccia dell’indipendenza artistica dell’uomo, il quale si trova improvvisamente davanti all’immagine scientifica della realtà senza la possibilità di interpretarla.  La realtà empirica, da sempre concepita come grande fardello, è dall’uomo riconosciuta come proprio ambiente naturale, ma al contempo egli non può trascurare l’incontrastabile e ineludibile tensione all’emancipazione da essa, alla necessità di non accettarla come unico orizzonte e di andare oltre.

L’arte permette di farlo, o perlomeno ne concede la dolce illusione, attraverso l’immaginazione e invenzione, che sono frutto di una capacità mentale ritenuta potenzialmente sconfinata. La fotografia e la sua natura meccanica, al contrario, rinchiudono in anzitutto l’infinità della mente all’interno di confini prospettici rigorosi e, successivamente, ne impediscono la rielaborazione, annientano l’intervento dell’immaginazione.

L’uomo, così, si scopre debole e indifeso, in misura ancora maggiore del previsto e del prevedibile, dal momento che anche le uniche difese che aveva contro la spietata realtà si sono rivelate illusorie e ugualmente fragili. Ma forse ciò che disturbò i pensatori dell’epoca non fu soltanto scoprire l’uomo debole di fronte alla realtà del mondo, ma scoprirlo spaventato da essa, incapace di accettarla. Trovarsi di fronte a una fotografia di una realtà conosciuta significava, per gli uomini contemporanei della scoperta della stessa, trovarsi di fronte al rischio di non riconoscerla e di rigettarla.

Daguerre e il dagherrotipo - Storia della fotografia - Marco Crupi

Finché l’unica percezione del mondo circostante deriva dalla visione diretta attraverso l’occhio e dall’interpretazione artistica, è ancora possibile rifugiarsi nell’apparente necessità dell’impronta individuale a tal percezione. Fino ad allora, infatti, la consistenza della realtà era dipesa dalla presenza di un Io che la cogliesse e le desse un senso; senza l’uomo e la sua coscienza, la realtà esiste, ma senza connessione, esiste in stasi.  La fotografia ribalta e annichilisce anche questa convinzione: la realtà, attraverso la fotografia, acquisisce una nuova possibilità di percezione, che risulta addirittura più veritiera, e la rende, dunque, dinamica pur senza connessioni. Ciò significa che la realtà, infine, non ha alcuna necessità di essere interpretata dall’uomo; una realtà in cui l’uomo non è necessario, appare inevitabilmente inospitale ad esso, una realtà della quale essere spaventato.

E un uomo spaventato dal progresso e minacciato da esso nella sua indipendenza, altro non piò fare se non trovar rifugio nella tradizione e nel conformismo.

Nel XXI secolo, infatti, la fotografia è state riconosciuta come effettiva forma d’arte, dal momento che i dogmi artistici sono stati frantumati e le avanguardie storiche hanno modernizzato non solo l’dea di arte, in senso più esteso, ma soprattuto hanno introdotto una più ampia inclusività nella definizione di genio artistico. Nella fotografia, il genio scaturisce dalla variazione di punto di vista, che si rivela ulteriormente nella sua preponderanza. 

Al netto di una realtà coglibile in modo assolutamente oggettivo, resta pur sempre la possibilità di coglierne la molteplicità, di cogliere la bellezza intrinseca ad essa.

Grazie a ciò è possibile ultimare la sintesi tra arte e fotografia, superando lo scoglio della necessità e dell’utilità e focalizzandosi su quello che è il reale potere sconfinato dell’uomo: la creatività e la libertà nel professare la stessa.

Alexia Giorla, 5B classico

Chi pensa che Kant abbia gioito nel rilevare che la metafisica non è una scienza e dunque non può dare risposte certe alle domande che le vengono poste, pensa molto male. Negare una risposta non serve affatto a negare anche la domanda e così concludere che la metafisica non possa rispondere alle esigenze conoscitive dell’uomo, non tolga di mezzo il suo bisogno esistenziale di dare un senso alla propria vita. E Kant, questo, è il primo a dirlo: fare metafisica è uno slancio innegabile e inevitabile della natura umana. E se davvero fosse rimasto appagato dalle conclusioni della sua prima critica, di certo non avrebbe scritto la seconda. 

Nella “Critica della Ragion Pratica”, infatti, la morale esiste solo se anche l’anima, la libertà, Dio esistono. Ma ancor più evidente è che l’anima, la libertà, Dio tornano a esistere giustificate dall’esistenza della morale. Non è tanto il metafisico, dunque, a dare senso all’uomo, quanto l’uomo, con la sua moralità, a dare senso al metafisico e, quindi, alla realtà tutta.

Ma questo non basta. Rimane in sottofondo l’eco di un’angoscia inestinguibile che nasce dall’impossibilità di una risposta certa. E, dunque, anche di un senso.

C’è da chiedersi, tuttavia, se sia davvero così; se una risposta, cioè, sia necessaria. C’è da domandarsi se davvero un senso alla propria vita non si possa trovarlo senza sapere se Dio c’è o meno, se l’anima c’è o meno, se il mondo si muove verso un fine oppure no. C’è da capire, insomma, se davvero il senso coincida con la risposta, oppure arrivi molto prima, prima persino della domanda stessa.

Mentre cerco un modo per spiegarmi meglio, mi torna in mente una strana conversazione con una vecchietta sorridente del mio paese. Era pieno autunno, quando l’aria perde le ultime gocce della sua dolcezza, e il cielo abbassava la sua mano pesante sulle nostre teste. Io camminavo verso casa quando, passando vicino al cancello di una casa, sento salutare: “Buongiorno!”

Mi fermo, mi volto, vedo davanti a me il sorriso sdentato di un’anziana signora, dal nome che non ricordo. 

Con la spontaneità di una foglia che cade, cominciamo a parlare, lei mi chiede dove stia andando, “a casa” le rispondo, poi mi racconta della sua infanzia, di suo padre e infine della sua vecchiaia senza tempo, che è ormai una lenta attesa della morte. Allora, forse per non farmi paura e forse perché troppo angosciata dalle sue stesse parole, “In fondo”, dice, “Dio ci vuole bene un po’ a tutti. Non è vero?”

“Certo,” le rispondo “Dio forse è proprio l’amore. o l’amore è Dio”.

Ma lei, non soddisfatta dalla mia risposta, attende qualche secondo in silenzio, poi mi chiede: “Ma lei ci crede in Dio?”

“In Dio?” le domando io preso alla sprovvista.

“In Dio, sì, in Dio.”

Io non rispondo subito. Aspetto qualche istante con gli occhi bassi. Poi cominciò.

“Vede” dico “io sono convinto che crederci o non crederci non sia poi così importante.

“lei dice?”

“Sì, dico. Credere o non credere in Dio è provare a indovinare in che modo si comporti il mondo. A me basta sapere che il mondo esiste. Qualcuno ha detto che del mondo si può dubitare, ma poi è arrivato a concludere che qualcosa deve pur esistere; qualcun altro ha spiegato che la realtà è un insieme indeterminato di impressioni ma, se anche fosse così, resta il fatto che qualcosa che suscita queste impressioni c’è. E dunque le cose esistono e a me basta sapere questo.”

“Non la capisco, sa?”

Io corrugo la fronte.

“Sarò più chiaro,” rispondo “glielo prometto. Vede, per trovare un senso alla mia vita non mi serve sapere se Dio ha in progetto per tutti noi, se ci ama, nemmeno se esiste. Mi serve sapere se esiste tutto il resto e che, insieme ad esso, esisto pure io. E’ l’esistenza ciò che importa, è sapere che lei, io, questo cancello, queste nuvole, il cielo dietro di loro esistiamo, e per il fatto di esistere siamo tutti accomunati. Mi segue?”

“Sì, la seguo.”

“Bene. E allora cerchi di capire questa cosa: una volta compreso che le cose esistono e che noi stessi esistiamo, siamo a un passo dal trovare il senso. E il senso sta nel rendersi conto che le cose e noi stessi esistiamo. Non importa sapere il perché, non importa sapere chi ci ha fatti né verso dove si muove il mondo. Noi siamo esistenza cosciente, siamo l’esistenza che prende coscienza di essere esistenza. Qui risiede il senso che cerchiamo, in quest’unico istante in cui realizziamo che tutto esiste. Perché così il tutto trova un senso grazie a noi, grazie al nostro sguardo e alla nostra coscienza. E capito questo, ogni altra domanda è pura curiosità. Dolora, certo, ma pur sempre curiosità. Lei crede in Dio, giusto?”

“Sì, ci credo.”

Libera e moderna interpretazione del “viandante sul mare di nebbia” di C.D. Friederich. Ph. Tindara

“Bene, allora io le dico che noi siamo gli occhi di Dio, siamo ciò che gli permette di vedersi e di rimanere incantato della sua esistenza. E se domani dovesse smettere di credere in Dio, mia cara signora, il senso della sua vita le rimarrebbe stretto nelle mani, perché lei non smetterebbe di essere gli occhi dell’esistenza.”

“E quindi Dio mi ama’”, mi chiede lei dopo un po’ di silenzio.

“Se lei lo ama, allora sì, certo, perché lei è anche il suo amore.”

Lei torna ad essere silenziosa. E io penso a quanto fosse brillante la mente di Kant, che aveva capito che non siamo tanto noi a non avere senso senza Dio, ma è piuttosto Dio a non avere senso senza di noi.

Poi però lei alza lo sguardo, lo rivolge a me e mi sorride. Io le sorrido indietro.

“Oh, com’è bello che lei è qui e che ci sono anch’io”, mi sussurra.

“Già, ” le dico “com’è bello…”

Arturo Palmeri, 5B classico

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ARCHEOnotizie N.7

Il nuovo Museo dell'Arte Salvata ospiterà temporaneamente opere «salvate» nell'attesa che vengano restituite ai luoghi d'origine. Foto Roberto Serra

Nel numero di febbraio/marzo ancora Pompei, con un nuovo ritrovamento durante gli scavi alle Terme Stabiane. A Roma il primo museo che espone i reperti recuperati durante le recenti operazioni di contrasto al traffico illecito di opere d’arte. E, sempre a Roma, riemerge dal sottosuolo una parte dell’antica pavimentazione della piazza del Pantheon.

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Il “Cava” trionfa sugli sci

Ottimi posizionamenti per le studentesse e gli studenti del Liceo Cavalieri che hanno partecipato ai campionati studenteschi di sci alpino e snowboard

Giovedì 2 febbraio si sono svolti i campionati studenteschi di sci alpino e snowboard ai quali hanno partecipato dieci studenti del nostro Liceo che si sono distinti per il loro posizionamento. 

Christian Mantovani (3Asc) ha vinto la gara della categoria allievi conquistando il diritto a partecipare alle finali regionali come individualista; inoltre, grazie a una modifica del regolamento e al piazzamento di altri due allievi, Leone Argentieri e Tommaso Bianchi (3Bcl), abbiamo conquistato la seconda posizione a squadre e parteciperemo dunque, con tutti e tre i ragazzi, alle finali regionali del 17 Febbraio che si svolgeranno all’Alpe di Mera (VC). Ha ottenuto un’ottima posizione anche Leonardo Stainer (5Dsc), che ha vinto la gara di snowboard nella categoria Juniores.  Una menzione d’onore per tutti gli altri partecipanti che hanno fatto del loro meglio su una pista complicata, in particolare agli altri studenti del nostro Liceo, le cui posizioni sono qui riportate: 8^  Emma Ramoni; 9^ Gaia Colombo:  15^ Nicole Crivelli ; 20^ Sofia Racchelli, Cirkeline nelle allieve.  Infine, Andrea De Luca ottiene un quarto posto nello Snowboard allievi. 

Abbiamo intervistato qualcuno dei partecipanti: iniziamo con Emma Ramoni e Gaia Colombo, 3A scientifico, che hanno ottenuto rispettivamente l’ 8° e il 9° posto.

Samuele: Cosa vi ha spinto a partecipare al campionato di sci?

Gaia: Pratico sci agonistico da circa 6/7 anni e quindi mi sono chiesta, perché no?

S: Come hai saputo del campionato?

Gaia, Emma: I proff. del cavalieri di educazione fisica prontamente ci hanno comunicato la possibilità di partecipare a questa attività 

S: Sei soddisfatta di te stessa?

Gaia: Non molto perché è un periodo un po’ particolare per lo sci e non sono in ottima forma, avrei potuto fare meglio ma mi sono divertita molto e la rifarei volentieri

Cosa nel pensi del piazzamento ottenuto?

Emma: In parte sono soddisfatta ma avrei potuto fare di più anche se le condizioni non erano molto favorevoli; mi sono divertita molto e voglio ringraziare la preside per la opportunità

In esclusiva abbiamo l’intervista al vincitore Christian Mantovani, detto Titan, 1 posto

S: Come sei venuto a sapere dell’evento?

Titan: Devo ringraziare il prof Zavettieri che mi ha parlato di questa attività e anche lo staff di Dirigenza che ha ben diffuso la notizia.

S: Piazzamento in prima posizione, che mi dici?

Titan: Non me lo aspettavo perché hanno partecipato molti ragazzi in gamba, soprattutto un mio compagno di squadra che sfortunatamente è caduto, però sono soddisfatto di me stesso perché parteciperò alle gare regionali. Voglio ringraziare la Dirigente e i docenti che mi hanno dato la possibilità di dimostrare il mio valore.

Infine, tutti i partecipanti esprimono soddisfazione in una scuola come la nostra dove gli studenti possono esprimere i propri talenti e cimentarsi in attività e sfide extra scolastiche.

Samuele De Martiis, Chiara Breganni

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Uno sguardo a est

Colpiti da quello che accade a coetanei in Iran, abbiamo sentito l’esigenza di saperne qualcosa di più; nelle ore di inglese e durante le vacanze natalizie, divisi in gruppi ci siamo avventurati in questo universo di ingiustizie e ne abbiamo scritto. Non possiamo credere che si possa morire per una ciocca di capelli fuori posto e neppure per un’idea divergente 

Pubblichiamo alcuni estratti degli elaborati scritti dalle studentesse e dagli studenti di 3A classico:

It was December everyone was ready to celebrate the Christmas holidays with family and friends, as it has always been before the Covid-era, however there was something we all felt uneasy about…it was the destiny of young people like us, exactly in those days, in particular girls, who were arrested, tortured, ruined forever or simply sentenced to death with no penalties or even a decent trial….In order to know more we started reading about was going on and here are three articles we have written to allow a deeper knowledge of the subject. Today the international media stop dedicating articles and attention to the subject  ….nevertheless  the problem is not solved, injustices are still perpetrating and this unfair silence “kills” on another  level all those who fought and are fighting for a better future.

In Iran more than 560 people have been executed by the Iranian regime for supporting the protest that started after Mahsa Amini’s death. In this group are included young women, men and even children. But who was Mahsa Amini and why had she been killed?

Mahsa Amini was arrested on December 13th by the Iranian police because she wasn’t wearing the hijab properly. She was moved to a detention centre where she had been beaten to death to the point that she had a cerebral haemorrhage. Because of this she was quickly transferred to a hospital where she died two days later. The police claimed that she died from a stroke. The moment when she was arrested she was with her brother who was told that Mahsa was being transported to a reeducation centre, so he and his parents went to the police station. Once there, they were told that she would have been released in few hours. In reality the next time they saw her, they saw her corpse (which they weren’t allowed to photograph).

Similar stories just keep happening everywhere, such as Nika Shakarami’s story, a seventeen years old girl, who vanished during the protest in Iran. After a week the security force delivered a dead body to her family with a smashed nose and broken skull. The security force had hidden Nika for a week after they arrested her.

Another example that shows that the police don’t stop with anyone is the example of Parmis Humnava, a 14 years old girl. The police discovered a picture of opponents in her diary during a search at her school. They then proceed to beat her in front of her whole class. She was brought to a hospital where she died. The police threatened her family and the witnesses not to dare speaking  about this act to anyone otherwise they wouldn’t hand back her body. But this isn’t a problem that concerns only women but also men, as Abbas Monsoury demonstrated. He was only 19 years old and was arrested handing out chocolates  with “women life, freedom” written on them. He was released a few days after but he committed suicide due to the trauma. He is the third political prisoner who committed suicide after the release. 

These are just a few examples of the thousands of crimes and atrocities that have happened in the past months. They’re fighting and won’t stop but they need our help by not forgetting them and putting pressure on the regime, they need and deserve at least this.

Iranian girls

We all know what is happening in Iran, maybe because we have heard about it or seen the news, but we decided to look deeper into the country’s situation, analysing its history, the protests and the victims there.

The situation has not always been so dramatic, it has worsened in recent years, in fact, before certain events Iran was a country that was open to the West and granted freedom to women. In the early 1900s, women were free and there were no major problems, until the 20s. In that time women’s freedom started to slowly fade away, due to the wanting of religious leader to have also the political power.This happened because the king, who imposed himself Smith a coup d’etat, introduced, many laws wich were in disagree with islamic beliefs.

Some examples are: mosques were required to use chairs, most men were required to wear western clothing, women were forced to not wear the hijab, men and women were allowed to congregate freely, violating the rule on the mixing of the genders.  Protests against the king started in the 30s and have continued until the 70s, when the tensions exploded, leading to the revolution.

In the 60s a lot of people started to support Ruhollah Khomeini,a religious leader, an opponent of the shah.After these events and other, like the murders of some politician, Iran’s internal security service, the SAVAK, tightened its repressive methods. In the decade before the revolution, the internal security service killed almost a hundred Iranian political prisoners, while many others were arrested and tortured.

The revolution began in January 1978, with the first large demonstrations, and ended with the approval of the new theocratic constitution in December 1979, headed by Khomeini. Laws and schools were islamised and Western influences banned. After Khomeini’s government there were only religious leader, making rules based on the Quran, the holy book of muslims. An example is the order of wearing always the hijab since women turn 7 year old and to dress modestly.

In the early 2000s, anti-government protests by several thousand students took place in Tehran, in which they also focused on the defence of human rights. Although a lot governments have succeeded, the situation has not changed much,in fact it has become even worse: many radical groups (governmental and not) punish women for not wearing the hijab or the abaya “properly”. Some women have been sentenced for 30 years in jail and/or to receive physical punishments, like lashes.

Recently, there have been a lot of victims, more than in the past because women are trying to gain their freedom back.

After looking at the past of the country, we looked more in dept at the current situation, analyzing some victims’s stories.

THE SONG USED IN THE PROTESTS
ZAN, ZENDEGI, AZADI by Madgal

The song, whose original title in Persian is “آزادی زندگی زن) ” woman, life, freedom), it was written in October 2022 by the Kurdish singer Madgal with the aim of raising awareness in the Western world and fortifying
those who, day after day, face the Iranian authoritarian regime. The song is a hymn to freedom that shows, in its short text, the will of the Iranian people, especially women, to oppose the countless years of oppression. Furthermore, the text alludes to the memory of Masha Amini killed by the morality police for carelessly wearing the hijab.

Why choose “Zan, Zendegi, Azad” as the slogan, why “Woman, Life, Freedom”?
Iranian women are now tired of the treatment reserved for them, the treatment of a theocratic regime which bases its laws on a sacred text from two thousand years ago, which reveals the backwardness of the Islamic religion which does not allow a woman to show herself for what she is and act freely. The slogan exalts life and the beauty of living in a world where gender discrimination is overcome, where women can aspire to become a doctor, a lawyer or simply go to school; in a contest where death does not happen through murders justified by the law or covered up by the same authorities but on the contrary communities where there is freedom of speech and artistic expression. In a world in which everyone is worth the same.

(I go against the light)
نور سمت میریم

(Even if you do, blind me)
کور منو بکنی اگه حتی

بکنم چیکار بدنم با بگم میخوام بهت اینو
(I want to tell you what to do with
my body)
“بکنم پنهان دنیا از زیبامو موهای نمیخوام “
(I do not want to hide from the
world my pretty hair)

بشنون ، عقبن که اونا برای
(for those who are behind, listen)
آزادم من
(I am free)
آزادم ، آزادی ، آزادی زندگی زن
(I am a woman of freedom,
freedom, freedom)

Sitography:
(https://open.spotify.com/album/3B8UBuaNp1
uGxq7jkJAAua )
(https://www.instagram.com/mad.gal.music/ )

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La Cina e l’estero vicino

In attesa del capodanno cinese e dell’avvento del nuovo anno, la Cina cambia assetto securitario e internazionale. Nonostante la netta determinazione mostrata al recente  congresso del partito nell’affermare e ribadire la politica “Zero Covid”, il Presidente Xi è stato costretto a un curioso ma prevedibile dietrofront. Le misure anti-Covid sono state drasticamente ridotte: la quarantena obbligatoria di cinque giorni, che in caso di una singola positività al virus coinvolgeva interi quartieri, è stata sostituita da una quarantena domiciliare della stessa durata; sono stati inoltre progressivamente eliminati i durissimi isolamenti/ nelle megalopoli di cui si è trattato nel precedente articolo. Tuttavia questo ha comportato una vera e propria crescita esponenziale dei casi Covid nelle città e un aumento della pressione ospedaliera in tutti i grandi agglomerati urbani della Repubblica Popolare.

Gate di accesso all’ospedale di Wuhan
Autore: Painjet. Questo file è licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale

La crescita esponenziale dei contagi, vista l’inesistente trasparenza del governo comunista, risulta evidente dai test effettuati in Italia, Francia, Germania, Usa e Canada all’atterraggio dei voli provenienti dalla Cina. Inoltre è verificabile dalle foto delle OSINT (Open Source Intelligence) che ritraggono lunghe code presso i forni crematori situati alle periferie delle città e dalle poche immagini social che ci arrivano dagli ospedali cinesi. Le prime sono visibili online, come quelle realizzate dal satellite di Maxar Technologies; le ultime, invece, sono arrivate a noi occidentali via social. Svista evidente del PCC, il quale, dopo le proteste, trova difficoltà a gestire il suo popolo. La crescita economica è bassa, i giovani non vedono davanti a sé prospettive rosee e, per la prima volta da più di 50 anni, la crescita demografica ha subito una clamorosa battuta d’arresto. Fattori che il popolo cinese non può tollerare e che invece il governo sembra trascurare, troppo impegnato a pensare a cosa vuole fare da grande: diventare il secondo impero del mondo, come in parte sta già facendo, o rimanere una potenza in grado di gestire solo sé stessa e il suo cortile di casa. La prima strada sembra ormai percorsa – come testimoniato dalla realizzazione della Nuova Via della Seta economica e marittima così come dall’acquisizione dei porti di Amburgo, Atene, Trieste e di numerosi scali commerciali in Africa.

Quest’ultima, assieme ad Asia e Oceania, si sta dimostrando ancora una volta un punto chiave per contare qualcosa ai tavoli della geopolitica. Al momento la Francia sta progressivamente perdendo terreno mentre la Cina, promettendo ingenti investimenti, libertà e “democrazia” (a differenza dei colonizzatori), conquista l’Africa centrale, il Corno d’Africa e piccole parti di Tunisia e Marocco. Tuttavia non può ancora affermarsi in queste regioni così come in altre aree del mondo fintanto che non avrà sistemato il suo estero vicino: su tutte, la questione di Taiwan. Controversia che porterà allo scontro inevitabile tra Cina e Stati Uniti, impegnati a contenere il grande paese orientale in campo marittimo con la nuova alleanza Quad, composta da India, Australia, Giappone e USA. Perché la Cina non potrà mai davvero sviluppare il sogno cinese, ovvero il dominio del mondo secondo la disciplina estremo-orientale, fintanto che non avrà sviluppato una potenza marittima in grado di sfidare gli Stati Uniti, i quali possono agilmente controllare tutte le rotte marittime del mondo. Tra questi proprio lo stretto di Formosa, luogo chiave per consentire lo sviluppo militare e commerciale della Cina, vista la posizione geografica.

Il prossimo aprile il presidente francese Emmanuel Macron si recherà a Pechino per discutere della bozza di piano di pace cinese per porre fine alla guerra in Ucraina. Dopo questo incontro sarà il momento di fare un primo bilancio sulla politica estera cinese.

Antonio M. Stoppini 5B Liceo Classico

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Un giorno al carcere

Il carcere visto dagli occhi degli studenti che raccontano la loro esperienza
Io, ex ergastolano, vi racconto Bollate il carcere che cambia la vita

Il 21 dicembre noi studenti della classe 4A su abbiamo avuto l’opportunità di visitare il carcere di
Verbania; l’idea è nata a scuola durante un incontro tenuto dalla professoressa Magistrini, ex docente del
Cavalieri e attuale garante dei diritti dei detenuti di Verbania; quest’ultima, durante l’incontro ci ha
dato l’occasione di leggere alcune lettere dei detenuti particolarmente coinvolgenti che hanno
suscitato in noi molto interesse.

La visita è stata preceduta da un incontro con la direttrice del carcere di Verbania Stefania Mussio
che ci ha spiegato il comportamento da tenere nel penitenziario e ci ha fornito delle
informazioni generali su di esso.

Arrivato finalmente il giorno dell’incontro ci siamo recati sul posto e, dopo aver depositato
cellulari e oggetti che non potevano essere portati in struttura, abbiamo iniziato la visita,
partendo dagli spazi comuni fino agli uffici e alle celle. Esse sono di piccole dimensioni ma con
il bagno all’interno e dotate di televisione: ogni cella può ospitare da tre a quattro persone.
È stato interessante notare come il carcere sia dotato di spazi come la palestra, la biblioteca, i
laboratori e un’aula scolastica, utili al reinserimento dei detenuti in società.
Il momento più coinvolgente è stato l’incontro con i detenuti, durante il quale essi hanno raccontato
la loro quotidianità, i loro ruoli all’interno del carcere e le loro storie personali.
È stata un’esperienza molto toccante ed emotivamente coinvolgente per tutti noi.

4A Scienze Umane

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La Cina di Xi

Le proteste dilagano in tutta la Cina durante lo svolgimento del congresso
del Partito Comunista
Fogli di carta bianchi coprono la bandiera sovietica all’Università di Chicago. Autore LatakiaHill, 27 novembre 2022. File con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International.

Cina, Pechino. 16-22 ottobre 2022: è in corso il XX congresso del Partito Comunista Cinese. Sono presenti circa 2000 persone, in rappresentanza di circa 97 milioni di persone e 38 unità territoriali. A capo delle Forze Armate, della Repubblica Popolare Cinese e del partito c’è Xi Jinping. Eletto nel novembre 2012 durante il XVIII congresso comunista, ricopre cariche rilevanti nel partito dal 2002, quando diventa membro del Comitato Centrale. Nel 2007 ricopre temporaneamente la carica di sostituto governatore di Shanghai, per poi essere nominato l’anno successivo vicepresidente della Repubblica dall’allora presidente Hu Jintao. 

Il congresso si apre con un suo lungo discorso in cui più volte ribadisce la grande forza del comunismo in chiave cinese, con un grande tributo alle idee di Marx, agli atti di Lenin e alle imprese di Mao. Al centro del discorso ci sono tre temi: l’ordine, la sicurezza e il cosiddetto sogno cinese.

All’interno della Cina l’ordine è un lontano ricordo, come testimoniano diversi documenti video. A Pechino, Shanghai, Hong Kong, Chongqing e Nanchino sono in corso diverse proteste contro la politica “zero Covid” voluta proprio dal Presidente Xi. Politica in realtà ormai puramente velleitaria, vista la diffusione esponenziale della variante Omicron del virus. Qui Il sistema cinese è crollato: lavoratori chiusi in fabbriche e uffici, senza alcun preavviso e senza né cibo né acqua. Donne e uomini chiusi in negozi e supermercati nelle stesse condizioni e senza alcun preavviso. Da questi luoghi in molti sono fuggiti e sono nate proteste contro la polizia e i delegati del partito. A Pechino sono addirittura comparsi diversi striscioni con scritte quali “No ai tamponi, vogliamo cibo” e “Xi dimettiti”.

Nonostante abbia compreso che la politica zero Covid sia impraticabile, il presidente Xi non recede in materia di ordine. Continuano infatti le repressioni feroci nelle più grandi città, proteste non solo per la situazione sanitaria, ma anche per chiedere un profondo cambiamento nella politica cinese. I giovani si ritrovano in piazza per criticare il metodo di governo di Xi, intonando l’Internazionale e leggendo passi dalle poche copie del Capitale di Marx in circolazione in Cina. Altri invece si radunano in strada con fogli bianchi, simbolo del bavaglio posto dal governo alla libertà di espressione. Le risposte del regime sono tuttavia immediate e violente.

Ma l’oggetto delle proteste non sono solo le norme anti-Covid. Cos’altro suscita l’indignazione del popolo cinese che manifesta? I più direbbero che il motivo sia una richiesta di maggiore democrazia e libertà. È proprio così? Probabilmente no. Il Partito Comunista e i cinesi condividono una sorta di accordo non scritto risalente ai tempi della rivoluzione maoista: i cittadini lavorano e fanno muovere la macchina economica; in cambio, la classe politica deve essere molto competente e in grado di portare la Cina in alto nel mondo. Con quest’ultimo congresso comunista in realtà questo patto si è rotto. Il presidente Xi non ha nominato secondo competenza, scegliendo invece i membri del governo e del partito tra i suoi fedelissimi. Insomma, in Cina attualmente conta di più essere fedeli al leader supremo, piuttosto che essere competenti.

Nel frattempo però l’ascensore sociale si è rotto e la crescita è stimata al 3%, non al consueto 12% cui la Cina ci ha abituato. Basteranno le promesse di Xi per risolvere i problemi di ordine pubblico?

Antonio M. Stoppini, 5B Liceo Classico

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ARCHEOnotizie N.5

Pubblichiamo il nuovo numero di ARCHEOnotizie, il mensile a cura del corso Beni Culturali del Liceo classico: si parla dei recenti ritrovamenti a San Casciano de Bagni, che costituiscono una svolta per la storia dell’arte antica e per ricostruire i passaggi tra arte etrusca e romana. Buona lettura!
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Baskin, lo sport che ci unisce

Ci siamo recati in palestra ad intervistare i protagonisti e alla fine abbiamo giocato anche noi; vi raccontiamo di cosa si tratta

ph. Desiré Gagliardi

Recentemente si sta parlando sempre di più di Baskin, una nuova frontiera nel campo dello sport inclusivo. Nato nel 2003 a Cremona, aveva inizialmente lo scopo di coinvolgere ragazzi con vari livelli di abilità assieme ai loro coetanei cosiddetti “normodotati” nella pratica di sport decisamente poco inclusivi. Con la collaborazione di insegnanti di scienze motorie, genitori e l’istituto scolastico è stato reso possibile realizzare un nuova disciplina; chiunque può partecipare, di qualsiasi genere ed età, senza discriminazioni e in un clima accogliente e coinvolgente. La nostra Dirigente ha voluto fortemente l’introduzione di questa attività sportiva per tutti gli studenti, con l’obiettivo che essa si annoveri tra i progetti caratterizzanti della scuola.

Ma cosa ne pensano veramente i protagonisti del nostro articolo? Che cosa si prova a giocare a Baskin?  Abbiamo assistito e partecipato ad uno dei loro allenamenti e ne abbiamo approfittato per porre qualche domanda ad allenatori, professori e giovani atleti: i primi a rispondere sono stati gli studenti e le studentesse: riportiamo alcuni stralci delle loro risposte: 

Samuele: cosa ti ha spinto a iscriverti, ti diverti?

Lorenzo:  molto, mi sto divertendo perché è uno sport bellissimo che mi piace e mi sono iscritto perché sapevo di trovare i miei compagni; amo il baskin perché praticando questo sport mi sono finalmente disintossicato dai videogiochi. 

Anche Yuri ci ha comunicato la sua soddisfazione ogni volta che segna a canestro; ha inoltre incontrato nuovi amici quindi continuerà a venire a scuola per giocare.

S.: come affronti le vittorie e le sconfitte? 

Agata: è meglio se vinco, mi piace ma se perdo non fa niente, non mi arrabbio.

Lorenzo ribadisce che il divertimento non viene meno anche quando non vince.

ph. Desiré Gagliardi

Abbiamo rivolto anche qualche domanda a Fabio Marzorati, il loro allenatore:

S.: cosa l’ha spinta ad essere un allenatore di Baskin?

Fabio M.: nasco come allenatore di basket, poi sono passato al baskin perché c’erano dei ragazzi che conoscevo, i quali pur essendo appassionati di questo sport, non avevano spazio per giocare. Questo perché basta essere non eccezionalmente bravi, con difficoltà motorie o diverse abilità per non essere accettati in una squadra di basket. Allora ho scoperto il Baskin, l’ho portato ad Omegna dove abbiamo cominciato questo progetto nove anni fa. Nel Baskin c’è spazio per tutti, a qualunque livello. Il gioco dei ruoli aiuta ad essere comunque in grado di dare il proprio contributo e di esprimersi a prescindere dalle proprie potenzialità. 

È lo sport che si adatta alle persone, non queste che si devono adattare al regolamento. 

Alessia, l’altra giovane allenatrice ci racconta invece che si è avvicinata a questo sport perché ha un fratello più piccolo autistico che ha iniziato prima cinque anni fa: lei giocava già a pallavolo e ha voluto provare, appassionandosi.

Oltre all’allenatore Fabio, una delle colonne portanti di questo progetto è indubbiamente la Professoressa Valeri, la quale ci ha invitato ad osservare e cimentarsi in uno dei loro allenamenti. Tra un tiro a canestro e qualche bel passaggio, abbiamo avuto la possibilità di porgerle qualche domanda

S.: perché è importante parlare di questo sport

Prof Valeri: ho scoperto questo sport casualmente, incontrando il coach Fabio ad un incontro di LetterAltura dello scorso anno. Mi ha invitato a una partita e sono rimasta folgorata, mi ha affascinato tantissimo. Sono una delle referenti dell’Istituto per l’inclusione e ho subito pensato che questa iniziativa sarebbe dovuta essere portata nella scuola; inoltre, visto che anche il coach Fabio avrebbe voluto far partire un’esperienza in una scuola del VCO ci siamo proprio incontrati a metà strada.  Penso che sia importante far conoscere questo sport ad un maggior numero di persone, perché come avete visto anche voi, vedere una partita ed iniziare a giocare ti fa divertire tantissimo, ti fa stare in mezzo agli altri. 

S.: lei si allena con loro? S.: qual è la cosa che la diverte di più? 

Prof V: Sì, mi alleno con loro e mi diverto molto, anche se non so giocare ma ancor di più mi diverte rubare la palla ai ragazzi più giovani. Infine, trovo gratificante il fatto che usciti da questi allenamenti siamo tutti felici, dal primo all’ultimo, dal più grande al più piccolo.

 Non c’è differenza, siamo tutti uguali nel sentirci bene.

Sofia Beltrami, 5B liceo classico, Samuele De Martiis, 5B Scienze Umane, fotografie di Desiré Gagliardi

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Una giornata “ad artem”

L’appassionato reportage di una studentessa sull’uscita didattica a Milano, alla scoperta di grandi capolavori

Nella mattinata dello scorso 16 dicembre, le classi quarte del Liceo Classico Cavalieri sono
state accolte da una Milano uggiosa; sebbene il programma iniziale dell’uscita prevedesse una prestigiosa visita guidata all’Ultima Cena di Leonardo, un funesto sciopero ci ha costretti a disdire e a riparare
altrove. Ma si sa: Milan l’è un grand Milan e specialmente durante il periodo delle feste l’arte e la cultura regnano sovrane in ogni angolo della città.

Per iniziare la giornata con il giusto ottimismo abbiamo quindi deciso di visitare un posto per noi speciale che purtroppo rischia di passare inosservato: la Chiesa di Santa Maria presso San Satiro. Un piccolo gioiello dell’architettura italiana nascosto dalla bancarella di un fioraio, ma che non è sfuggito all’attenzione dei nostri studenti, a cui era già ben noto. Qui abbiamo avuto modo di ammirare – finalmente – da vicino il magnifico finto coro realizzato da Donato Bramante.


Ma l’arte poi ci ha chiamati in Piazza della Scala, dove, accolti dallo sguardo attento della statua del nostro caro Leonardo Da Vinci, abbiamo goduto del beneficio di una visita guidata a Palazzo Marino, sede dell’amministrazione comunale che da diversi anni ospita la tradizionale esposizione natalizia dal 2 dicembre al 15 gennaio. Insomma, un appuntamento irrinunciabile, che non potevamo lasciarci scappare!


Quattro le opere esposte, unite da un fil rouge comune, ovvero la carità e la bellezza, interpretate da quattro Artisti (con la A maiuscola) del periodo gotico-rinascimentale e gentilmente prestate da alcuni musei di Firenze: una scultura a opera di Tino di Camaino, un tabernacolo del Beato Angelico, una tavola di Filippo Lippi e, in ultimo, anche un’opera realizzata da Sandro Botticelli.
I capolavori si trovano nella Sala Alessi, allestita con particolare cura e attenzione all’ecosostenibilità e al riciclaggio: dal soffitto calano infatti tendaggi realizzati in seta non violenta (si attende la trasformazione del baco in farfalla, per evitare di interromperne la metamorfosi), disposti in modo da esaltare la preziosità delle opere e da evocare gli interni di una cattedrale.


La mostra si apre con la Carità marmorea di Tino di Camaino, a lungo collocata sopra la porta del Battistero di Firenze e oggi conservata al Museo dell’Opera del Duomo. A sorprendere più della rappresentazione stessa della Carità, sono in realtà i due bambini che si arrampicano sul corpo della donna, per cercarne il seno. Segue il Tabernacolo del Beato Angelico, proveniente dal Museo di San Marco, che sarà esposto solo a partire dal 20 dicembre. Il tema iconografico è quello tradizionale dell’Annunciazione e dell’Adorazione dei Magi, scene impreziosite da uno sfondo dorato con motivo damascato e dalla splendida cornice scelta. Di fronte a quest’opera, ammiriamo poi la Madonna col bambino di Filippo Lippi, in prestito dal Museo Medici Riccardi di Firenze. Tratti eleganti e richiami alla pittura tardogotica, come le aureole punteggiate d’oro, rendono quest’opera un vero e proprio capolavoro.

Un valore aggiunto è poi sicuramente il magnifico ritratto di un giovane che si trova sul retro della tavola. In ultimo, ma non per importanza, abbiamo avuto il piacere di ammirare la Madonna col Bambino di Sandro Botticelli, conservata al Museo Stibbert: la drammaticità del quadro, resa anche dalle tonalità scure scelte, è il riflesso del clima di tensione che si respirava a Firenze, dove acquistava sempre maggiore fama il predicatore Girolamo Savonarola, a scapito della dinastia medicea, che stava per perdere il suo potere.


Dopo una meritata pausa per rifocillarci addentrandoci tra le tante proposte culinarie offerte da Milano, ci siamo recati alla Pinacoteca Ambrosiana, un vero e proprio centro culturale istituito da Federico Borromeo nel primo decennio del Seicento. Sandro Botticelli, Bramantino, Tiziano, Raffaello, Leonardo e Caravaggio sono solo alcuni dei nomi degli illustri artisti le cui opere fanno parte dell’incredibile collezione
del Cardinale. Un posto d’onore è di certo riservato allo splendido Cartone della Scuola di Atene, realizzato (ma mai utilizzato) da Raffaello Sanzio per la Stanza della Segnatura dei Musei Vaticani. Uno spettacolo di dinamicità che ci permette di ammirare il tratto di uno dei pittori che hanno davvero fatto la storia dell’arte.


L’emozione, per noi studenti freschi di studio, è stata fortissima. È impossibile poi non citare il Codice Atlantico di Leonardo, che abbiamo avuto modo di studiare a fondo durante le ore di lezione: nati come fogli sparsi (più di mille!), gli appunti del genio sono esposti nella cornice della splendida biblioteca. Un’opera dal valore inestimabile che durante le spoliazioni napoleoniche fu requisita, ma che in seguito
Antonio Canova riuscì a riportare in Italia.


Tante emozioni e tanta arte sono stati i protagonisti di questa uscita didattica, che ci ha permesso di vedere finalmente ciò che per tempo abbiamo ammirato solo sui libri e di creare bei ricordi in compagnia dei nostri amici (non solo i compagni di classe, ma anche tutti gli artisti che ci hanno accompagnato nelle giornate di studio…).

Maggie Francesca Pagani

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l’ellisse come non l’avevi mai vista

Se ascolto, dimentico; se vedo ricordo; se faccio, imparo; se spiego, capisco: è il “motto” delle studentesse che hanno realizzato dei video molto interessanti, spiegando con semplicità alcuni tra i più importanti principi della fisica e della matematica.

Chi non conosce o non vorrebbe visitare il Colosseo, l’Arena di Verona, la piazza Anfiteatro di Lucca o piazza San Pietro a Roma?

No, questi video non parlano di architettura, ma di matematica unita alla geometria. iniziamo con l’ellisse:

Foto di OpenClipart-Vectors da Pixabay

L’ELLISSE

Tutte le bellezze artistiche o urbane menzionate, infatti, sono accomunate da un aspetto, ossia la forma ellittica, la forma di un’ellisse. Accendi il cervello e scopri che cosa è un’ellisse a partire dalla sua definizione! il primo video è stato realizzato da Anna Gabriele, IV classico:

Nella breve e originalissima animazione realizzata da Agnese Visca della IV A Classico, tre giovani matematiche sulle orme della grande Ipazia di Alessandria (IV sec.d.C) mostrano la costruzione dell’ellisse partendo dalla sua definizione e la implementano in un modo alternativo e “balneare”. in attesa di altri video le giovani scienziate augurano buona visione!

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Le mille forme dei funghi

Le classi seconde del Liceo in visita a Villa Taranto per un interessante incontro con il Servizio Micologico
l’esposizione dei funghi nel cortile del nostro Liceo

Da qualche anno la nostra scuola offre ai ragazzi e ragazze delle classi seconde
l’opportunità di conoscere il mondo dei funghi attraverso la collaborazione con il
Servizio Micologico dell’ASL VCO e con l’Ente Giardini Botanici di Villa Taranto.


Quest’anno l’attività è stata scelta dalle classi 2 A e B scientifico, 2 A Scienze
umane e 2 A classico. Durante la visita a Villa Taranto a fine ottobre, il Dott. Gioffi e
i suoi collaboratori del servizio Micologico dell’ASL VCO hanno illustrato le diverse
specie di funghi, le caratteristiche distintive ed ecologiche.


In un secondo momento è stata allestita una mostra nel cortile della scuola che i
ragazzi dell’istituto hanno potuto visitare durante gli intervalli.

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Osservare l’eclissi

Una classe del Liceo Scientifico ha realizzato una camera stenopeica per poter osservare l’eclissi del 25 ottobre
Foto di bdabney da Pixabay

Il 25 ottobre 2022 tra le ore 11.00 e le 12.30, è stato possibile vedere la luna sovrapposta non completamente al sole, fenomeno detto eclissi parziale.

Noi della 1C ci siamo recati nel cortile della scuola circa dieci minuti prima dell’inizio del fenomeno e ognuno di noi ha potuto osservarlo grazie alla camera stenopeica. Infatti, dato che a occhio nudo non è possibile osservare un’eclissi in quanto potrebbe causare dei danni per la vista, con i professori Luisa Erra e Amedeo Palatella, nella nostra aula, abbiamo realizzato, nei giorni precedenti, delle camere oscure con del materiale riciclato: scatole di cartone, borse in carta, tubi di cartone, carta stagnola, carta da forno, forbici e nastro adesivo. Ci sono state differenti creazioni, di varie grandezze e colori, costruite con l’obiettivo finale di vedere la tanto attesa eclissi.

REALIZZAZIONE DELLA CAMERA STENOPEICA

La camera stenopeica si basa su un semplice principio: quello di incanalare la luce in una singola apertura, che si dirige verso l’interno di una scatola scura e buia, che permette di vedere il riflesso della poca luce che entra e fa sì che si visualizzi l’immagine.

Abbiamo realizzato due tipologie di camere: una di forma cubica e una cilindrica.  La costruzione parte da una qualsiasi scatola che al suo interno deve essere scura per evitare riflessi. Infatti abbiamo dipinto le pareti interne di nero o rivestite con cartoncini neri. Successivamente, abbiamo incollato un foglio bianco su una parete e chiuso la scatola con del nastro adesivo. Un piccolo foro è stato praticato sulla parete opposta al foglio bianco ed è stato effettuato un taglio al di sopra della scatola, necessario per poter visualizzare l’immagine riflessa.

Abbiamo preso tre tubi di cartone di differente dimensione e lunghezza e chiuso le due superfici agli estremi del tubo: una con carta stagnola, l’altra con carta traslucida e poi fissati con del nastro adesivo. Infine è stato praticato un piccolo foro con uno spillo sulla carta stagnola.

Attraverso questo esperimento, dunque, siamo riusciti ad osservare lo straordinario fenomeno dell’eclissi .

Federico, Anna, Davide e Francesca, 1c Liceo Scientifico

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Fare la differenza

Un video prodotto dagli studenti del Liceo racconta la storia di una famiglia di Suna durante la seconda guerra mondiale

Alcuni degli studenti della 5D SU (a.s 2021-22) che hanno realizzato il video

Fare la differenza è uno dei risultati del laboratorio di Storia condotto dalla docente prof.ssa Chiara Tosi insieme alla 5D delle Scienze Umane durante l’anno scolastico 2021-2022.

Angela, Ada, Matilde, Emma, Olive, Elvezio, Guelfo: le loro differenti storie si intrecciano e hanno in comune una casa nel centro di Suna, a due passi dal Liceo Cavalieri, durante la seconda guerra mondiale. Musica, viaggi, studi linguistici e scientifici, amicizia e coraggio, nutrono la vita di questo piccolo vascello. Tutto intorno si scatena la tempesta che si appresta a inghiottire ogni cosa. Dedicato a Ilda e Alessandro. Con le musiche, negate e riscoperte, di Aldo Finzi”

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Riparte il progetto “Cinema e ricerca sociale”

Anche quest’anno le classi del triennio scienze umane partecipano al progetto Cinema e ricerca sociale; Le classi terze vedranno film utili a riflettere sulla nostra società: l’intento è quello di dimostrare che le discipline che stanno studiando sono utili strumenti per la comprensione e per il cambiamento sociale, con una positiva ricaduta sulla motivazione allo studio delle scienze umane. La visione avverrà in sala cinematografica contemporaneamente per tutte le terze SU, così da promuovere un senso di appartenenza ad una comunità di pensiero.

Ecco il calendario delle proiezioni:

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Articolo 9 – Speciale luglio 2022

Questo numero speciale di Articolo 9 è dedicato a Giovan Battista Piranesi, alla sua opera e a una bella esperienza che vogliamo consegnare a queste pagine per trasmetterne il racconto e conservarne il ricordo. Si tratta della partecipazione, anch’essa “speciale” di alcuni studenti della 4A classico alla mostra: Giovan Battista Piranesi. Le Carceri d’invenzione.

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Scacchi a scuola

Si è concluso il primo torneo di scacchi organizzato dal Liceo Cavalieri

Wtendo, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

Con il primo torneo scacchistico del Liceo Cavalieri si è concluso il Progetto
“Scacchi a scuola”, fortemente sostenuto dalla DS, interamente finanziato dalla
scuola e gestito dal prof. Walter Temi. Sedici studenti hanno partecipato al corso di
formazione, cui ha fatto seguito un torneo all’italiana con al via otto giocatori.
Al termine della competizione è risultato vittorioso l’esperto Marcello Di Fina
(3Bsc), protagonista di un percorso netto, con 7 vittorie su 7: congratulazioni!
Marcello ha preceduto in classifica Nicolò Temi (3Acl) e Gabriele Filippi (5Bsc),
autori di alcune brillanti prestazioni.

Facciamo i nostri complimenti anche agli altri
partecipanti, Tullio Usellini, Federico Dellatorre, Leonardo Milani, Alessandro Masi
e in particolare a Silvia Corrado, che ha dato prova di talento ed eccezionale tenacia
conquistando un inatteso quarto posto!
Nel ringraziare tutti coloro che hanno contribuito all’attuazione e alla buona riuscita
del progetto, diamo l’appuntamento al prossimo anno scolastico!

il vincitore del torneo, Marcello Di Fina
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Arti Articoli News

Un sabato pomeriggio con Piranesi

Tra chiacchiere d’arte e incisioni vertiginose

La chiesa di Santa Marta, nascosta nel centro storico di Intra, è la splendida cornice che ha ospitato, in mostra dal 30 aprile al 29 maggio, Le carceri d’ invenzione di Giovan Battista Piranesi. Figura d’artista, esperto incisore e acquafortista del Settecento, il veneziano ha esercitato un’influenza e una fascinazione tali da recare vivo spunto di riflessione ancora oggi.


Nel caldo pomeriggio di sabato 28 maggio ha avuto luogo l’interessante e coinvolgente finissage tenuto da alcuni studenti della 4A del Liceo Classico Cavalieri, Alessio Baldi, Nila Boisson, Gaia Racchelli, Francesca Riassetto e Valentina Tosco, coordinati da Gabriella Prandi, professoressa di storia dell’arte. I ragazzi hanno dato vita ad una conversazione illuminata, degna conclusione dell’esperienza condotta nel corso delle precedenti settimane durante le quali si erano calati nei panni di guide per fornire, ai visitatori della mostra, accurate spiegazioni sulle sedici tavole esposte.  Spiegazioni che, come ribadito anche dal gruppo stesso, spesso e volentieri si sono trasformate in vere e proprie conversazioni d’arte e in stimolanti e vivaci confronti, come quello proposto per l’occasione, da cui sono nate ulteriori considerazioni e scambi di
battute anche tra il pubblico presente. 

Un clima conviviale ed estremamente piacevole ha dunque permesso ai giovani interlocutori di raccontare la storia personale e artistica di Piranesi, i soggetti delle lastre, la tecnica impiegata e la recente e inedita ricerca dedicata alle iscrizioni latine presenti nelle incisioni che conferisce sicuramente un valore aggiunto all’intero evento.  Nel corso della chiacchierata, inoltre, è emerso come, in realtà, Piranesi avesse già pubblicato, nel 1745, una precedente edizione delle Carceri, ben diversa da quella esposta, realizzata oltre quindici anni dopo. In questa seconda edizione Piranesi ha arricchito le gradazioni chiaroscurali, aggiunto nuovi elementi nella composizione e creato uno straordinario effetto di dilatazione dello spazio architettonico; tutti questi dettagli naturalmente descritti in modo minuzioso dai relatori.

Infine il dibattito, entrato nel vivo, ha portato alla luce una straordinaria considerazione: il visionario Piranesi è partito dall’architettura romana per costruire un dialogo continuo con lo spazio esterno, nonostante di quella grande architettura egli abbia rappresentato soltanto un presente di rovine. Ma per Piranesi il futuro non poteva essere né rovina né il nulla, dunque ha creato un proprio mondo alternativo, visto dall’interno e dal sottosuolo. Insomma, da una simile breve conversazione sono emersi tanti spunti interessanti divulgati con ammirevole efficacia che hanno generato nell’intero pubblico, nessuno escluso, una vertigine quasi maggiore di quella provata guardando le tavole del Piranesi.

Anna Gabriele e Maggie Francesca Pagani

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Articoli Riflessioni

Il Metaverso

Il Metaverso, o Metaverse in Inglese, è un progetto iniziato nel lontano 1992 dallo scrittore Neal Stephenson in Snow Crash e poi ripreso nei nostri giorni da Mark  Zuckerberg, Creatore di Meta (Facebook), con l’intento di ricostruire il nostro mondo, innovare l’educazione e riportare in vita i monumenti ormai distrutti da molto tempo

Il progetto è ancora in fase di sviluppo e non abbiamo ancora molte informazioni in merito, ma ciò che apprendiamo dalla presentazione sul canale YouTube di Meta (il profilo ufficiale) sembra proprio che il risultato finale corrisponderà a quanto  ipotizzato dagli sviluppatori  durante la diretta di ormai cinque mesi fa.

Durante la presentazione in diretta streaming su YouTube, Mark Zuckerberg ha usato come test l’antica Roma dove, grazie a ricostruzioni effettuate con l’intelligenza artificiale, si potranno visitare sentieri e mercati, udire i suoni, e addirittura assistere alla ricostruzione del foro romano davanti ai nostri occhi con un solo click . La particolarità di questo nuovo mondo è che verrà abitato dagli uomini; non ci saranno robot ma persone reali e ciò renderà l’esperienza ancor più realistica e veritiera. Si potranno inoltre  incontrare nuove persone, viaggiare in luoghi che normalmente non potremmo visitare o svolgere lavori che oggi sono in presenza ma che un domani saranno integrati in questo visore per la realtà aumentata.

Come si può entrare in questo mondo?

Per entrare nel Metaverso c’è  un oggetto indispensabile ovvero  l’oculus quest, un visore dotato di un sistema operativo nel cui interno troveremo l’applicazione metaverse e muovendoci con dei joystick entreremo dentro questo universo; inoltre, mediante guanti sensibili al tatto (non ancora in commercio) potremmo anche sentire quello che tocchiamo proprio come se fossimo veramente lì, anche se saremo nella nostra camera. Recentemente sono usciti dei leaks da parte di influencer, e giornali importanti come BBC hanno ottenuto un anteprima per provare effettivamente questo nuovo mondo. Al momento il risultato sembra abbastanza soddisfacente, anche se c’è molto lavoro ancora da fare per arrivare al risultato ben sperato da casa Meta. Si tratta evidentemente di un sogno realizzabile, visto che parliamo di un’azienda che sta investendo miliardi di dollari nello sviluppo di questa nuova dimensione in cui potremo trasferire le nostre azioni abituali. il Metaverso sarà un passo avanti nella digitalizzazione di un intero mondo ancora arretrato dal punto di vista dell’innovazione.

Per approfondire l’argomento:

Apparently, it’s the next big thing. What is the metaverse? – BBC News

Sebastiano Ginosa, 3A Scienze Umane

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Per fare un fungo…ci vuole un caffè

Firenze, dove le idee crescono come i funghi

In Italia ogni anno si consumano circa 7 miliardi di caffè in più di 140 mila bar situati in tutto il territorio. Da ognuno di questi bar si producono all’incirca 2 tonnellate di fondo di caffè l’anno per un totale di circa 280 mila tonnellate.

Questa risorsa molto spesso finisce in discarica costituendo un costo ambientale ed economico per la collettività. Se tutto questo materiale fosse recuperato non solo si eviterebbero i costi di gestione e l’inquinamento generato dalle discariche, ma si potrebbe produrre alimenti sani di cui nutrirsi generando allo stesso tempo ricchezza per il territorio.

Il fondo di caffè è un substrato perfetto per coltivare i funghi, perché contiene minerali e sostanze nutritive utili per la loro crescita: quello che sembra uno scarto in realtà può diventare una risorsa. Da questa idea nasce Funghi Espresso, una start up agricola nata dalla collaborazione tra l’agronomo Antonio Di Giovanni, l’architetto Vincenzo Sangiovanni e l’uomo d’affari Tomohiro Sato.

Questa azienda si ispira alle teorie della Blue Economy, nella quale gli scarti provenienti da un ciclo produttivo non diventano rifiuti, ma generano nuova energia, nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro. Per questo coltivano e producono i funghi con metodi che hanno un impatto sull’ambiente praticamente pari a zero.

Proprio per queste motivazioni, al termine del ciclo produttivo il substrato esausto della coltivazione dei funghi continua ad essere una risorsa.

Funghi Espresso aiuta i bar a valorizzare quello che altrimenti diventerebbe un rifiuto, usando il fondo di caffè come substrato di coltivazione, unendolo al “seme” del fungo. Tutto in modo completamente naturale, senza l’uso di prodotti chimici. Essi coltivano i funghi in verticale, su supporti sospesi, riducendo l’uso del suolo: rispetto alle coltivazioni tradizionali, utilizzano la metà dello spazio per coltivare la stessa quantità di funghi.  

IL CICLO PRODUTTIVO: DAL CAFFÈ FINO AI PESCI

Il ciclo inizia dal recupero dei fondi del caffè da 3 bar del territorio di Firenze mediante l’uso di bici-cargo, al momento ne raccolgono circa 60kg al giorno da tre bar situati in piazza della Repubblica.

I fondi raccolti vengono trasportati nella sede dove, tolte le impurità, sono uniti al silver skin (scarto di torrefazione) per realizzare un substrato ideale per la coltivazione di funghi del genere Pleurotus.

Una volta coltivati e raccolti i funghi, il substrato esausto viene reimpiegato attraverso il vermi-compostaggio per la produzione di lombrichi e humus di lombrico. L’humus di lombrico prodotto, viene utilizzato come ottimo ammendante organico per le piante da orto e da giardino, mentre una piccola parte dei lombrichi viene utilizzata per originare un nuovo ciclo, quello dell’acquacoltura, dove i pesci trasformano questo apporto proteico in sostanza organica, grazie alla quale le piante crescono in modo naturale.

Blue Economy

Il modello Funghi Espresso è ispirato alla teoria della Blue Economy (teoria economica sviluppata dall’economista Gunter Pauli), dove gli scarti di un ciclo produttivo sono riutilizzati in altri cicli produttivi, in un effetto chiamato a “cascata”.  I sistemi produttivi quindi non sono visti in maniera distinta e separata gli uni dagli altri, ma in modo integrato, dove gli scarti provenienti da un ciclo produttivo possono essere recuperati o riciclati in un altro ciclo produttivo per generare nuova energia, nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro. 

Secondo Gunter Pauli quando beviamo il caffè consumiamo solo lo 0,2% della biomassa raccolta da un agricoltore in Kenya o Colombia. Il 99,8%, quindi, lo gettiamo via, anche se potrebbe esserci utile.  

perché proprio i fondi del caffè?


Il fondo di caffè è ricco di elementi nutritivi come ad esempio minerali, polifenoli, grassi, acqua, che i funghi utilizzano per il loro metabolismo.

Molti studi dimostrano che la caffeina stimola la crescita del micelio. Inoltre il fondo di caffè non ha bisogno di essere pastorizzato, con un notevole risparmio di energia.

I BENEFICI DELL’ATTIVITÀ

Ad oggi questa azienda ha recuperato ben 75 tonnellate di fondi di caffè.

I funghi prodotti dalla start up sono il fungo ostrica (Pleurotus ostreatus) dalle diverse tonalità di grigio, il fungo dell’amore (Pleurotus djamor) dal colore rosa e il Pleurotus cornucopiae, dal colore giallo che quando spunta sembra un fiore.

Funghi Espresso ha innovato la coltivazione dei funghi Pleurotus che fino ad oggi sono stati coltivati su paglia o legno.

Il Pleurotus contiene la Lovastatina, una statina naturale che abbassa il colesterolo nel sangue e la pressione arteriosa. Inoltre, da ricerche effettuate su questo tipo di funghi è stato riscontrato che sono in grado di assimilare alcuni polifenoli contenuti nel substrato di coltivazione, come l’Acido Clorogenico (C16H18O9) un importante polifenolo con proprietà antinfiammatorie e immunostimolanti.

Il vecchio paradigma dell’economia lineare basato sulla crescita infinita e sullo sfruttamento intensivo delle risorse naturali non può più funzionare e gli effetti di questo comportamento si stanno osservando sia con i cambiamenti climatici che con le crisi economiche che hanno colpito duramente anche il nostro Paese. 

L’economia circolare crea valore dagli scarti e, soprattutto, evita che questi diventino un costo per l’ambiente e per la società attraverso le ricadute sulla salute della gestione dei rifiuti come l’incenerimento, oltre a creare nuovi posti di lavoro e nuove possibilità di sviluppo.

Coltiviamo in grande, con piccole tracce

Oltre alla produzione di funghi freschi realizzano anche kit per la coltivazione domestica dei funghi. Il kit contiene il micelio del fungo, il silverskin e le istruzioni per la coltivazione.

Il fondo di caffè deve essere aggiunto a casa giorno per giorno fino a riempire il secchiello. Dopo circa trenta giorni il kit è pronto per essere coltivato e in sette-dieci giorni si ha il primo raccolto. Abbiamo trovato questo approfondimento: un’intervista ad Antonio Di Giovanni, fondatore dell’azienda Funghi Espresso che illustra il processo produttivo, dallo scarto del caffe alla crescita del fungo.

Abbiamo trovato questo approfondimento: un’intervista ad Antonio Di Giovanni, fondatore dell’azienda Funghi Espresso che illustra il processo produttivo, dallo scarto del caffe alla crescita del fungo.

Abbiamo scelto questo nuova “soluzione” sia perché è un progetto nato in Italia, a Firenze, sia
perché il caffè rappresenta la quotidianità per quasi ogni essere umano, è la bevanda più consumata
al mondo dopo l’acqua (circa il 49% della popolazione assume caffè), la media stimata di
assunzione giornaliera è di quattro tazzine. Però la maggior parte delle persone, dopo aver preparato
il caffè, getta i resti nel cestino, senza pensarci due volte, comprese noi, finché non abbiamo
scoperto i diversi utilizzi di questo prodotto; infatti i fondi di caffè rappresentano anche una grande
risorsa che può venirci in aiuto in molte situazioni quotidiane: possono essere utilizzati per esfoliare
i capelli o la pelle delicatamente, poiché l’azione massaggiante stimola il flusso sanguigno, inoltre
aiutano anche a ridurre la comparsa di cellulite, perché la caffeina ha un effetto astringente. In
ambito domestico possono essere utilizzati per la concimazione di fiori che necessitano di terreni
acidi, come le rose, le azalee e i sempreverdi, oppure essendo ricchi di fosforo, potassio, rame e
magnesio sono utili per arricchire il compost.
L’economia circolare è un modo diverso di vedere le cose ma, in realtà, ci ricorda semplicemente
come funzionano i cicli naturali: sono completi, efficienti e interconnessi, sono l’ultimo modello
della sostenibilità.

Martina Ercolano e Chiara Bacchetta, 5A Liceo Scientifico