La Cina e l’estero vicino
In attesa del capodanno cinese e dell’avvento del nuovo anno, la Cina cambia assetto securitario e internazionale. Nonostante la netta determinazione mostrata al recente congresso del partito nell’affermare e ribadire la politica “Zero Covid”, il Presidente Xi è stato costretto a un curioso ma prevedibile dietrofront. Le misure anti-Covid sono state drasticamente ridotte: la quarantena obbligatoria di cinque giorni, che in caso di una singola positività al virus coinvolgeva interi quartieri, è stata sostituita da una quarantena domiciliare della stessa durata; sono stati inoltre progressivamente eliminati i durissimi isolamenti/ nelle megalopoli di cui si è trattato nel precedente articolo. Tuttavia questo ha comportato una vera e propria crescita esponenziale dei casi Covid nelle città e un aumento della pressione ospedaliera in tutti i grandi agglomerati urbani della Repubblica Popolare.
La crescita esponenziale dei contagi, vista l’inesistente trasparenza del governo comunista, risulta evidente dai test effettuati in Italia, Francia, Germania, Usa e Canada all’atterraggio dei voli provenienti dalla Cina. Inoltre è verificabile dalle foto delle OSINT (Open Source Intelligence) che ritraggono lunghe code presso i forni crematori situati alle periferie delle città e dalle poche immagini social che ci arrivano dagli ospedali cinesi. Le prime sono visibili online, come quelle realizzate dal satellite di Maxar Technologies; le ultime, invece, sono arrivate a noi occidentali via social. Svista evidente del PCC, il quale, dopo le proteste, trova difficoltà a gestire il suo popolo. La crescita economica è bassa, i giovani non vedono davanti a sé prospettive rosee e, per la prima volta da più di 50 anni, la crescita demografica ha subito una clamorosa battuta d’arresto. Fattori che il popolo cinese non può tollerare e che invece il governo sembra trascurare, troppo impegnato a pensare a cosa vuole fare da grande: diventare il secondo impero del mondo, come in parte sta già facendo, o rimanere una potenza in grado di gestire solo sé stessa e il suo cortile di casa. La prima strada sembra ormai percorsa – come testimoniato dalla realizzazione della Nuova Via della Seta economica e marittima così come dall’acquisizione dei porti di Amburgo, Atene, Trieste e di numerosi scali commerciali in Africa.
Quest’ultima, assieme ad Asia e Oceania, si sta dimostrando ancora una volta un punto chiave per contare qualcosa ai tavoli della geopolitica. Al momento la Francia sta progressivamente perdendo terreno mentre la Cina, promettendo ingenti investimenti, libertà e “democrazia” (a differenza dei colonizzatori), conquista l’Africa centrale, il Corno d’Africa e piccole parti di Tunisia e Marocco. Tuttavia non può ancora affermarsi in queste regioni così come in altre aree del mondo fintanto che non avrà sistemato il suo estero vicino: su tutte, la questione di Taiwan. Controversia che porterà allo scontro inevitabile tra Cina e Stati Uniti, impegnati a contenere il grande paese orientale in campo marittimo con la nuova alleanza Quad, composta da India, Australia, Giappone e USA. Perché la Cina non potrà mai davvero sviluppare il sogno cinese, ovvero il dominio del mondo secondo la disciplina estremo-orientale, fintanto che non avrà sviluppato una potenza marittima in grado di sfidare gli Stati Uniti, i quali possono agilmente controllare tutte le rotte marittime del mondo. Tra questi proprio lo stretto di Formosa, luogo chiave per consentire lo sviluppo militare e commerciale della Cina, vista la posizione geografica.
Il prossimo aprile il presidente francese Emmanuel Macron si recherà a Pechino per discutere della bozza di piano di pace cinese per porre fine alla guerra in Ucraina. Dopo questo incontro sarà il momento di fare un primo bilancio sulla politica estera cinese.
Antonio M. Stoppini 5B Liceo Classico