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Il Liceo Cavalieri si aggiudica la prima edizione di dibattito del premio Ezio Brustia

il Premio Ezio Brustia è stato aggiudicato alla compagine del Liceo Cavalieri i Doxanti che, assieme alla rappresentanza degli studenti dell’Istituto Maggia le Forchette urlanti, ha posto in evidenza i termini di una questione complessa come quella della discriminazione di genere e della violenza sulle donne in Italia

Venerdì 8 marzo le studentesse e gli studenti del Liceo Cavalieri di Verbania e dell’Istituto Maggia di Stresa si sono riuniti, presso la sala di Villa Giulia a Pallanza, per svolgere un’intensa e significativa giornata di riflessione dedicata alle donne.

la squadra del Maggia

L’iniziativa è stata organizzata dalla Società Filosofica Italiana sez. VCO e dalla Società Assicurativa PluriAss Scuola, per ricordare lo studioso di Filosofia il dott. Ezio Brustia, la cui famiglia e i colleghi hanno dedicato un Premio alla sua memoria assegnato attraverso una gara di dibattito tra le scuole del VCO.

Le rappresentanze delle alunne e degli alunni del Liceo Cavalieri e dell’Istituto Maggia si sono confrontati sul tema: In Italia la cultura patriarcale è all’origine della discriminazione di genere.

Il dibattito tra le due scuole ha fornito l’occasione per approfondire, attraverso una ricerca storica e linguistica, un tema di drammatica attualità: la disuguaglianza tra uomini e donne ancora presente nella società italiana.

la squadra del Cavalieri con la Dirigente Cinzia Sammartano e il Professor Michele Rizzi

L’incontro dibattimentale si è articolato secondo il protocollo della Palestra di Botta&Risposta “Patavina Libertas”. Tale attività ha permesso alle studentesse e agli studenti di poter sviluppare le loro argomentazioni con riferimenti a Platone e a John Stuart Mill, con citazioni e con l’analisi dei termini “patriarcato” e “cultura patriarcale”, “sessismo” e “maschilismo”, introducendo diverse proposte interpretative rispetto alla tematica trattata.   

A conclusione dell’incontro, il Premio Ezio Brustia è stato aggiudicato alla compagine del Liceo Cavalieri i Doxanti che, assieme alla rappresentanza degli studenti dell’Istituto Maggia le Forchette urlanti, ha posto in evidenza i termini di una questione complessa come quella della discriminazione di genere e della violenza sulle donne in Italia. 

la premiazione

La giornata è stata introdotta dal giornalista e filosofo della tecnologia Bruno Mastroianni, docente incaricato di Teoria e pratica dell’argomentazione digitale presso l’Università di Padova, che ha trattato il tema della violenza verbale implicita, presente nel sistema culturale comunicativo come elemento di disparità. Mastroianni ha spiegato che attraverso i “non detti”, o frasi apparentemente innocue, si nasconde l’insidia di una cultura discriminante nei confronti delle donne, le quali ancora non hanno raggiunto la piena parità nella moderna società italiana.

Il filosofo ha anche evidenziato come il confronto dibattimentale sia alla base del processo educativo dei giovani, perché risulta essere uno strumento pedagogico essenziale per lo sviluppo del pensiero critico, elemento necessario per perseguire il rinnovamento sociale attraverso la partecipazione civile e condivisa di tutte le persone che compongono la società.

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L’arte si racconta. Un pomeriggio in gipsoteca

Gli allievi del corso Beni Culturali hanno “dato voce” alle sculture del Museo del Paesaggio: una studentessa racconta …

Nel pomeriggio di domenica 28 gennaio, un gruppo di studenti del corso Beni Culturali del
Liceo Classico, coordinati dalla professoressa Gabriella Prandi, ha accompagnato i
numerosi visitatori del Museo del Paesaggio di Pallanza alla scoperta delle opere dello scultore
Paolo Troubetzkoy. Si è trattato però di una visita speciale: i ragazzi hanno infatti prestato le
loro voci alle statue, offrendo così agli spettatori l’opportunità di ascoltare la storia della
collezione direttamente dai suoi celebri protagonisti. 


Paolo Troubetzkoy, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha potuto godere a pieno del
grande fervore culturale di quegli anni incontrando personaggi di spicco in ogni ambito, dalle
arti figurative alla poesia, senza dimenticare la musica. Proprio quest’ultima ha ricoperto un
ruolo importante nella vita e nella produzione dello scultore, che era figlio di una cantante
americana e frequentava spesso musicisti, compositori e ballerine. Per questo, a ogni sala del
Museo, è stato abbinato un brano musicale che ha accompagnato i monologhi presentati dagli
studenti.


Gli artisti Auguste Rodin e Giovanni Segantini, il Premio Nobel George Bernard Shaw, il
“poeta vate” Gabriele d’Annunzio e lo scrittore Lev Tolstoj sono alcune delle grandi
personalità che hanno animato il Museo domenica. Il percorso, introdotto dalla grazia e dalla
raffinatezza di Elin, la moglie dello scultore, è stato ingentilito dalla celebre Danzatrice, Lady
Constance Stewart-Richardson e da Adelaide Aurnheimer, ritratta in Dopo il ballo. Di grande
suggestione è stato poi l’incontro con il monumentale Garibaldi a cavallo.


L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra il Liceo e il Museo del Paesaggio, ha così promosso
un nuovo modo di raccontare l’arte, portandola fuori dalle aule scolastiche e presentandola in
questo inedito itinerario attraverso le sale del Museo.
Il Pomeriggio in Gipsoteca è ben sintetizzato in una battuta tratta dal monologo di Tolstoj:
Ora qui, in questo Museo, mi trovo a ripensare Che cos’è l’arte? Quella vera, che contagia,
capace di suscitare nell’uomo quel sentimento di gioia che nasce dalla comunione spirituale
con l’artista e con gli altri uomini che contemplano la stessa opera d’arte
.

Così è stato: le statue dello scultore che voleva “esprimere il sentimento della vita” hanno dialogato con il
pubblico, animandosi e allietandolo con le loro storie. 

Maggie Francesca Pagani

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Alla scoperta di Milano

Due studentesse raccontano la singolare esperienza vissuta a Milano al MUSA con la loro classe

Noi della classe 3BSC ci siamo recati a Milano con l’intento di scoprire una delle tante
branche della medicina, avventurandoci nel campo dell’antropologia; tale approccio
è stato possibile grazie al MUSA (Museo Universitario delle Scienze Antropologiche).


Gli esperti del laboratorio riescono a ricostruire le storie delle persone che hanno vissuto
a Mediolanum attraverso delle “semplici ossa” ma non così tanto, poiché tra crani fratturati
e omicidi venuti a galla vengono ricavate da esse molte abitudini del passato.
Di cosa si nutrivano? In che periodo vi sono state povertà agricole legate alle guerre?
Quali tecniche di tortura erano già presenti? Qual era il loro stile di vita?
Grazie a queste informazioni, siamo entrati in contatto con le avversità dei nostri antenati
e abbiamo scoperto circostanze affini ai nostri tempi, come quella di vivere una
pandemia. Noi stessi abbiamo avuto l’opportunità di poter sperimentare con ossa vere,
grazie a una divertente attività di laboratorio.


Di estrema importanza è il tema dei diritti umani. Infatti, una parte del museo è dedicata a
rammentare la loro esistenza. Un avvenimento tragico che è stato ricordato è il naufragio
del 18 aprile 2015, di cui è stato possibile riconoscere l’identità di sole 6 vittime su 1000.
MUSA ha l’intento di non attribuire a esse dei numeri, bensì di dare loro la dignità di
essere appartenute a delle persone.

JIMMY NELSON Humanity


Nel pomeriggio ci siamo recati alla mostra fotografica di Jimmy Nelson, tenutasi a
Palazzo Reale e riguardante tribù nomadi di tutto il mondo che hanno realtà diverse dalla
nostra, e che ha tra i tanti obbiettivi quello di apprendere gli uni dagli altri. L’argomento si collega indirettamente all’attività mattutina, poiché entrambe hanno come finalità il riconoscimento dell’importanza di ogni singola vita.

Lucrezia Costanza, Carlotta Astrua, 3C scientifico

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Il Cavalieri a Padova per il dibattito

Una studentessa ci racconta in prima persona l’esperienza vissuta a Padova lo scorso 11 novembre, quando la squadra di dibattenti del nostro Liceo ha sostenuto l’incontro con una squadra avversaria

Una scuola senza voti: funziona? Questo è stato il tema – decisamente sfidante e attuale – su cui ci siamo confrontati sabato 11 novembre, contro il Liceo “Antonio Pigafetta” di Vicenza, in un incontro di dibattito regolamentato, svolto presso il Salone dell’Orientamento a Padova come evento di chiusura dell’ExpoScuola 2024.

foto di gruppo squadre e allenatori

La nostra squadra del Liceo Cavalieri, denominata Doxanti, ha sostenuto l’onere della tesi pro, la squadra vicentina Navicella dell’ingegno ha difeso le ragioni contro.
Il dibattito, sottoposto alla valutazione della giuria di esperti, ha seguito le regole del formato della “Palestra di botta e risposta” e della “Disputa felice”, denominato Patavina Libertas.

La preparazione prima del dibattito

La nostra partecipazione all’evento ha rappresentato un’occasione per allenare le abilità oratorie, ma anche per esercitarsi e dimostrare che si possono sostenere ragioni opposte senza scontrarsi: una palestra più che mai utile in un tempo dominato dalle discussioni sui social, in cui spesso i confronti prendono le forme di scontri fra tifoserie, dove alle argomentazioni si sostituiscono gli slogan.

Tutti noi dibattenti abbiamo vissuto un’esperienza unica nel suo genere, che ci ha arricchito e ci ha dato l’occasione di migliorare le nostre abilità tecniche del dibattito. Anche se abbiamo perso la sfida contro i nostri avversari, abbiamo capito i nostri punti deboli e siamo pronti a rafforzarli e chissà, magari uscirne vittoriosi una prossima volta. 

La squadra dei Doxanti

Trovandoci di fronte a tantissimi ragazzi e famiglie abbiamo sviluppato una nuova abilità: gestire l’ansia di parlare in pubblico, riuscendo, seppur non interamente, a mostrare le nostre capacità retoriche. 

La differenza dal punto di vista tecnico con l’altra squadra è stato un ottimo spunto per migliorare, anche grazie ai giudici, che, con il loro commento riguardo la performance di entrambe le squadre, hanno evidenziato punti deboli e punti di forza.

La premiazione di Simone Galli (5Bcl) “oratore del giorno”

Questa speciale esperienza ci ha orientato ancor maggiormente verso un miglioramento delle nostre facoltà relazionali, empatiche e oratorie, aggiungendo un tassello in più al nostro percorso di crescita formativa come studenti, come cittadini, come persone presenti nella vita activa della società.

Marta Comoli, 5B Classico

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Historia magistra vitae

Nella mattinata di giovedì 19 ottobre, le classi quinte del nostro Liceo si sono recate al Teatro Il Maggiore per assistere, insieme ad altri studenti provenienti da vari istituti superiori di Verbania, a un convegno dal titolo Il valore in rosso e blu: Carabinieri e Resistenza nella Liberazione d’Italia. Pubblichiamo il report di una studentessa.


Appena arrivati, la Professoressa Sara Rubinelli ci ha introdotto al tema, parlando
dell’importanza del pensiero critico e della corretta informazione in quanto la mancanza di
ciò porta ad ignoranza e intolleranza. Ci ha inoltre spiegato di come molte siano le cause
della disinformazione oggi, tra cui la creazione di bolle informative, la totale parresia nella
pubblicazione online e una certa “analfabetizzazione mediatica”.


Il momento per noi studenti forse più emozionante è stato il dialogo del Professor
Alessandro Barbero con i ragazzi dei vari istituti (tra cui Giacomo Marchetti di 5Csc, Maggie
Pagani di 5Acl e Jacopo Smorgoni di 5Bcl a rappresentare il nostro liceo), rispondendo alle
loro domande inerenti vari aspetti della guerra partigiana. Il Professore è stato inoltre molto
disponibile a soddisfare ulteriori domande anche dopo la fine dell’intervento, e a firmare
qualche libro, ovviamente.


A seguire, il Tenente Colonnello Raffaele Gesmundo ha ricapitolato le azioni dell’Arma dei
Carabinieri dopo l’8 settembre 1943, tra momenti di incertezza e azioni eroiche, aiutandoci a
meglio comprendere i valori e lo spirito di questi uomini coraggiosi.
Sorprendente e tenero, poi, l’intervento di nientepopodimeno che Alessandro d’Acquisto,
fratello del celebre Salvo, il quale ci ha letto stralci della corrispondenza del giovanissimo
fratello appena entrato in servizio a Roma ai familiari.


La mattinata si è conclusa con l’illustrazione della Resistenza partigiana nel Verbano Cusio
Ossola, a opera del Professor Pierantonio Ragozza.
In compagnia di questi illustri ospiti le ore sono volate e troppo presto siamo dovuti uscire
dal Teatro, incamminandoci verso altre destinazioni in compagnia della pioggia sottile.


Agnese Visca, 5A Classico

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Ribalta nazionale per il Liceo Cavalieri

I docenti del progetto di Teatro della nostra scuola si aggiudicano un importante riconoscimento per la sceneggiatura dell’opera L’Enigma

Ribalta nazionale per il Liceo Cavalieri che, grazie al progetto interno di teatro-scuola, si è aggiudicato il primo premio della sezione docenti e operatori teatrali, nella 19° edizione del concorso “Michele Mazzella, per una drammaturgia giovane” a Roma. Il premio, condiviso ex-aequo con Monica Mariotti del Liceo Vivona della capitale, è stato assegnato per la miglior sceneggiatura scritta in collaborazione tra docenti e operatori teatrali.

L’opera premiata, L’Enigma, è nata nell’ambito del progetto “Di nuovo in scena”, che a sua volta fa parte del progetto “LAIVin” cofinanziato da Fondazione Cariplo. Il testo è stato inizialmente elaborato dai professori Silvana Pirazzi e Maurizio D’Andrea, e in seguito rivisto assieme all’équipe di regia formata da Cinzia Cirillo e Annarosa Braganti. Quest’anno, in più, vi è stata l’insostituibile collaborazione del professor Walter Temi, in veste di esperto di scacchi, che ha prestato consulenza alla regista nel mettere in scena la storia tragica del re tebano Edipo come una grande partita a scacchi, giocata da due divinità, Caos e Themis, insensibili alle sciagure umane. La fosca vicenda di Edipo si dipana così tra mosse e contromosse verso il tragico finale, prevedibile eppure ineluttabile, con una sfinge multiforme che guida i protagonisti verso la distruzione.

Lo spettacolo, oltre che al teatro Sant’Anna di Verbania, è stato rappresentato anche al festival “Domus in fabula” a Domodossola, e a Treviglio, nell’ambito del festival “LAIVin Action”.La premiazione avverrà lunedì 6 novembre al teatro Ghione di Roma, dove i due docenti premiati e la regista Cirillo si recheranno a ritirare il premio, pari a 400 euro.

Il riconoscimento non va solo agli autori del testo, ma anche a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del progetto: i nostri fantastici studenti, ovviamente, senza i quali nulla di tutto ciò esisterebbe, la dirigente Cinzia Sammartano, che ha sostenuto le iniziative del gruppo di teatro, e il personale scolastico col suo prezioso lavoro.

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La differenziata che fa la differenza!

Consegnati alla Fondazione Malattie del Sangue i tappi di plastica raccolti dalla nostra scuola

Giovedì 1 giugno, i volontari della Fondazione Malattie del Sangue ci hanno contattato per il ritiro e alcune ragazze della 2C scientifico hanno consegnato i sacchi raccolti. L’idea infatti era nata dalla classe stessa e ha visto la collaborazione con l’Istituto Cobianchi in cui tale raccolta è attiva da più anni.

Una differenziata ben Fatta!!

2C Scientifico

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Ho cambiato idea!

Sabato 20 maggio gli studenti del Cavalieri si sono cimentati in un interessante dibattito sul tema: “malvagi si nasce o si diventa”?

È stato un emozionante sabato pomeriggio quello trascorso presso la Biblioteca “P. Ceretti di Verbania, con un appassionante dibattito sostenuto dalla classe 1A Classico, guidata dalla prof.ssa Alessandra Santarelli, sul tema: “malvagi si nasce, o si diventa?”.
L’argomento è stato introdotto dallo scrittore Antonio Ferrara, autore del libro “Ero cattivo”, vincitore del
premio Andersen.
Lo scrittore ha dialogato con gli studenti sottolineando il valore della lettura e l’importanza della scrittura
come strumento per manifestare il disagio giovanile. Antonio Ferrara ha detto, nel suo dialogo con gli
studenti, che scrive storie di ragazzi per “risarcirli” di ciò che a loro manca, perché, egli sostiene, che si
cerca di realizzare i loro bisogni, ma si trascurano i loro desideri e, citando un verso di una poesia di Danilo
Dolci, Ferrara ha concluso il suo discorso con la frase: “Ciascuno cresce solo se è sognato”, ovvero
immaginare gli altri come ora non sono e avere la convinzione che la realtà si può cambiare solo se si
prende coscienza delle potenzialità di ciascuno.

La locandina dell’evento


Il prof. Michele Rizzi ha moderato l’incontro di dibattito, mettendo in rilievo il valore della discussione come espediente formativo per lo sviluppo del pensiero critico, che i bravissimi ragazzi della 1A Classico sono riusciti a realizzare pienamente con passione e divertimento.
Il progetto formativo si chiama “Ho cambiato idea!” ed è realizzato con la partecipazione della Società
Filosofica Italiana sez VCO e l’Associazione Sherazade.

Quest’ultimo è nato nel 2018 con l’obiettivo di formare al dibattito studenti e cittadini. Il progetto di quest’anno ha voluto coniugare lo sviluppo delle tecniche argomentative del dibattito con un percorso di
promozione della lettura giovanile. Successivamente alla formazione del docente, le classi partecipanti si sono affrontate in dibattiti regolamentati in merito a quesiti legati a decisioni compiute dai personaggi o a tematiche riferibili al libro prescelto dai ragazzi. Le classi vincitrici si sono sfidate in un mini festival finale presieduto dagli autori dei libri dibattuti.

1A classico

la locandina del progetto
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La fiamma di Yerevan

Gli studenti e le studentesse della 4ASU hanno partecipato al concorso “Adotta un giusto” organizzato da Gariwo – La foresta dei giusti, associazione ONLUS milanese che promuove la memoria dei giusti. Il loro lavoro è risultato vincitore per la categoria Testi. Pubblichiamo lo scritto premiato
Il Memoriale del Genocidio armeno a Yerevan.
File con licenza Creative Commons Attribution 2.0 Generic

24 aprile 2915. La fiamma di Yerevan si era spenta. Quasi tutti avevano dimenticato il Metz Yeghern.

Nairí, ragazza armena, decide di recarsi al memoriale come avevano sempre fatto i suoi antenati. Quello stesso giorno un ragazzo turco, Emre, stava facendo la stessa cosa perché aveva scoperto di avere degli antenati armeni. Giunti al memoriale per omaggiare il ricordo, si incontrano, ma sono colti dalla desolazione: non un fiore, non un suono, non una parola, ma soprattutto della fiamma del ricordo non restava che della brace, che si stava raffreddando sempre di più.

I due si guardano: “Troppe persone sono morte a causa di questo genocidio”. “Tu hai ancora qualcuno?” “No, sono sola”. “Anch’io sono solo”. Regna un lungo silenzio doloroso, e poco dopo.

“Vuoi che… diventiamo fratelli?”. E si adottano l’un l’altro.

Cominciano a percorrere il perimetro del grande edificio. Nairí vede addossato ad una parete un libro. Incuriositi lo raccolgono e iniziano a sfogliarlo, ma non trovano scritto niente, solo pagine ingiallite e strappate.

Mentre sono intenti a guadare il libro, davanti a loro si materializza un’ombra che inizia a parlare e dice: “Sono Orhan Pamuk, scrittore turco del XXI secolo; ho combattuto contro il negazionismo promosso dal governo del mio paese sul genocidio degli Armeni. Ho lasciato da parte le mie paure e ho denunciato la strage che era stata commessa prendendo le parti degli oppressi, nonostante non avessi alcun interesse nel farlo, essendo turco. Sono qua per dirvi che la fiamma del memoriale si è spenta perché soffocata dall’odio e dal razzismo.

Voi ragazzi dovete riaccendere la fiamma che per secoli è stata accesa e combattere contro questi mali, perché bisogna ricordarsi che l’odio è come un muro: qualcosa davanti al quale non bisogna fermarsi. Il modo migliore per evitare un muro è comportarsi come se questo non esistesse, avendo ben presente che esiste, ma non facendosi condizionare dalla sua presenza. Continuate a combattere per non dimenticare”. Detto questo, scompare.

I ragazzi proseguono. In un cumulo di rose ormai appassite, una sola mantiene i suoi colori. I ragazzi la vedono e la raccolgono; in quel momento appare uno spirito dalle sembianze femminili:

“Sono Zabel Yessayan, una scrittrice armena. Sono stata l’unica a pronunciare una difesa in favore del poeta Charents, pur sapendo a cosa sarei andata incontro. Credo però che si debba lottare per la giustizia, i diritti di tutti e schierarsi sempre dalla parte del bene. Ricordate ragazzi: non abbassate mai la testa di fronte alle ingiustizie imposte dalle autorità. L’indifferenza di fronte al male aumenta solo l’odio.

Lo spirito si dissolve e i ragazzi, ispirati dalle sue parole, proseguono. D’un tratto, un usignolo zoppicante cade vicino ai loro piedi; vedendolo in difficoltà, lo raccolgono e mentre lo tengono tra le mani, compare un’ombra: “Sono Hrant Dink, giornalista armeno ucciso nel 2007 in Turchia.

La fiamma di questo luogo non arde più a causa dell’odio e del razzismo; per tentare di ravvivarla, oggi ho un messaggio da darvi. Credo ancora nella possibilità di far convivere turchi e armeni, per vederli uniti e senza pregiudizi proprio come voi. Nonostante l’inquietudine possa prendere il sopravvento nel vostro animo, non abbiate timore di sostenere le vostre idee e lottare per la vostra identità. Ricordatevi che la libertà è il bene più grande che l’umanità possa possedere e dovete battervi per essa affinché nessuno pensi di potervela sottrarre. Tenete sempre vivo il ricordo”. E dopo queste parole l’usignolo si alza in volo, lasciando i ragazzi al loro cammino.

L’animo di Emre e Nairí inizia a rasserenarsi; le parole di questi personaggi avevano accresciuto in loro il desiderio di far risplendere di nuovo quella fiamma. In quel momento notano uno strumento simile a un flauto: è un duduk. E allora pensano che forse, se fossero riusciti a suonarlo, avrebbero risvegliato la speranza e il ricordo negli uomini. Ci provano, ma all’inizio escono soltanto suoni stridenti e stonati. Scoraggiati, i ragazzi stanno per posare lo strumento quando da esso fuoriesce uno spirito che dice: “Oriente e Occidente non sono come l’acqua e il petrolio. Possono mescolarsi e fondersi in modo intenso, incessante e mozzafiato. Sono Elif Shafak, scrittrice turca che si è sempre battuta per mantenere vivo il ricordo del genocidio armeno. Ho sempre promosso la tolleranza tra i popoli e lottato affinché ci fosse unione e alleanza tra di essi. Vi affido questo duduk, strumento simbolo dell’unione armena, che con la sua melodia renderà possibile il ricongiungimento dei due popoli presso il Memoriale. Suonatelo e assisterete alla sua magia”. 

Così Nairí prova a suonare il duduk mettendoci tutto l’amore e tutto il dolore che aveva in corpo, mentre Emre le posa una mano sulla spalla. Allora esso inizia a emettere una melodia meravigliosa. Dopo qualche minuto gruppi di persone incuriosite si avvicinano, incamminandosi verso il centro del memoriale. Mentre Nairí suona il duduk, la rosa inizia a diffondere un intenso profumo e l’umanità dei presenti torna a fiorire. Emre allora raccoglie il libro e improvvisamente si accorge che le parole delle ombre erano rimaste impresse nelle sue pagine. Quindi inizia a leggerlo ad alta voce e la gente si mette ad ascoltarlo. Infine l’usignolo, guarito, vola quattro volte attorno al braciere, che inizia a riscaldarsi. In quel momento tutti ricordano il Metz Yeghern e si abbracciano, armeni e turchi, come un unico popolo. E la fiamma torna ad ardere.

La fiamma del Memoriale del Genocidio armeno a Yerevan.
File con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
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Notte Nazionale del Liceo Classico – IX edizione

Anche quest’anno il Liceo “Bonaventura Cavalieri” di Verbania partecipa alla IX edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico; pubblichiamo il comunicato stampa dell’evento in attesa di diffondere foto e immagini della nostra serata

L’evento, nato da un’idea del prof. Rocco Schembra, docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale (CT) e ora Ricercatore di Filologia classica presso l’Università di Torino, sostenuto dal Ministero della Pubblica Istruzione e dall’Associazione Italiana di Cultura Classica, introdotto dal brano inedito “Tutto” del cantautore fiorentino Francesco Rainero, quest’anno si celebrerà venerdì 05 maggio 2023, dalle ore 18:00 alle ore 24:00 in 355 licei classici.

Il Liceo Classico “Bonaventura Cavalieri” invita la cittadinanza a partecipare all’evento gratuito alle ore 21.00 presso il Teatro Sant’Anna di Verbania. La grande novità di questa edizione è che ai licei italiani si sono uniti per la prima volta 9 licei stranieri, di cui due della Francia (addirittura uno di questi della remota Isola della Réunion), uno della Germania, due della Grecia, uno della Spagna e tre della Turchia.

L’idea di partenza si è rivelata vincente: nata per dimostrare in maniera evidente che il curricolo del classico, nonostante tutti gli attacchi subìti negli anni, era ancora pieno di vitalità ed era popolato da studenti motivati, ricchi di grandi talenti e con abilità e competenze che oltrepassavano di gran lunga quelle richieste a scuola, la Notte Nazionale del Liceo Classico ha ormai definitivamente fatto breccia nell’opinione pubblica, ha contribuito in maniera rilevante a focalizzare l’attenzione dei media e della gente comune su quello che è il fiore all’occhiello del sistema scolastico italiano.

Anche quest’anno, per la nona volta, prenderà magicamente forma l’idea del prof. Rocco Schembra e, in contemporanea, in quelle sei ore straordinarie, i 355 licei classici aderenti apriranno le loro porte alla cittadinanza e gli studenti si esibiranno in tutta una serie di performance legate ai loro studi e alla esaltazione del valore formativo della cultura classica. Chi durante quelle ore si recherà in uno di questi licei, potrà assistere a maratone di lettura, recitazioni teatrali, concerti, dibattiti, presentazioni di volumi, incontri con gli autori, cortometraggi, cineforum, degustazioni a tema ispirate al mondo antico e quant’altro la fantasia e la voglia di fare degli studenti e dei docenti saprà mettere in atto.

Anche quest’anno gli studenti di tutti i licei classici d’Italia si sono cimentati in un concorso poetico, stavolta ispirato al passo dello storico greco Erodoto che recita così: “Nessuno è così folle da preferire la guerra alla pace: in pace i figli seppelliscono i padri, in guerra sono i padri a seppellire i figli”.

La Notte Nazionale del Liceo Classico è più che una festa. È, innanzi tutto, un modo alternativo e innovativo di fare scuola e di veicolare i contenuti, un puntare su una formazione di natura diversa che non va a sostituire quella tradizionale, ma le si affianca in maniera produttiva e proficua. Il bello della Notte Nazionale non è solo nella Notte stessa, ma nei lunghi e laboriosi preparativi che la precedono, che fanno sì che gli studenti identifichino i locali in cui quotidianamente vivono le ansie e le aspettative di un cammino di studio, faticoso ma gratificante, con un ambiente ludico, in cui cultura vuol dire gioia, piacere di condivisione, rispetto dei tempi e delle parti. Tutti assieme, in una Italia finalmente unita nell’ideale di difesa, promozione e salvaguardia delle nostre radici più autentiche, quelle della civiltà greco-romana.

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Una svolta elettrizzante

Il futuro dell’industria automobilistica sarà elettrico, sostenibile, green. O meglio: questo è il progetto con scadenza 2035 dell’Unione Europea, a cui non tutti i cittadini – specie gli italiani – sembrano voler aderire serenamente e con convinzione. Ancora troppi i restii, gli scettici, gli incerti: eppure gli automobilisti di tutto il mondo, prima o poi, dovranno scegliere da che parte schierarsi

Motore elettrico, ibrido o endotermico? Diesel, benzina, biocarburanti, idrogeno o corrente? Scegliere non è semplice, tuttavia avere un quadro più completo sulla situazione potrebbe aiutare a capire se la decisione di Bruxelles sia una realtà attuabile oppure, come ritengono in molti, un’utopia. La transizione verso le auto elettriche comporta molte sfide da affrontare, tra cui la necessità di espandere la rete di ricarica, di migliorare l’efficienza delle batterie, di ridurre il costo dei veicoli e della manutenzione di essi. Per non parlare dell’autonomia limitata e dei tempi di ricarica ancora molto lunghi, in contrasto con il frenetico mondo in cui attualmente viviamo. Tuttavia il passaggio all’elettrico sembra essere una grande opportunità per far diminuire le emissioni di gas serra e far fronte al cambiamento climatico.

Una svolta nel campo della mobilità è indubbiamente indispensabile e durante questi 12 anni che ci separano dal fatidico 2035, forse servirebbe favorire la “mobilità dolce”, ossia i mezzi pubblici e le piste ciclabili. Diversi sono i comuni italiani già attivi in questa direzione. La “Genova città pulita e verticale” di Giorgio Caproni, ad esempio, pensa a un futuro bus free: entro la fine del 2023 il capoluogo ligure punta a rendere gratuito il servizio di tutti i mezzi pubblici, per residenti e non. Per il momento i risultati sono sorprendenti: ogni giorno, circa tremila autovetture restano ferme nei garage, perché i cittadini preferiscono sfruttare una mobilità più pulita (bus e funicolare).

Anche nel centro di Ferrara, di automobili, ne circolano da sempre ben poche: abitanti e turisti preferiscono di gran lunga percorrere le vie della città in bicicletta, seguendo la rete di piste ciclabili estese per 107 km. 

Non sempre, però, è possibile scegliere alternative più ecologiche e spesso si preferisce utilizzare una macchina di proprietà privata, con effetti dannosi per l’ambiente e per il portafoglio. Infatti, secondo i dati del Ministero delle Imprese (aggiornati al 2021), in un anno l’Italia consuma 7 milioni di tonnellate di benzina e ben 23 milioni di tonnellate di gasolio per i motori diesel. Una nota positiva non manca: l’Italia è avanti nella ricerca e nella produzione di biocarburante. Grazie alla società Eni, infatti, è stato introdotto il nuovo HVOlution, un diesel alternativo prodotto da materie prime di scarto e residui vegetali. L’obiettivo di Eni è uno: produrre, a partire dal 2025, 2 milioni di tonnellate di biocarburanti all’anno, fino ad arrivare ai 6 milioni nel giro di dieci anni.

Sorge spontaneo chiedersi se l’auto tradizionale consumi effettivamente di più dell’elettrica. Ebbene, non sempre è così. Le emissioni totali di un veicolo durante la sua vita, ossia dal concessionario alla demolizione, sono frutto di una combinazione di fattori. Dunque, per valutare questi impatti, l’EEA (Agenzia Europea per l’Ambiente) utilizza il Life Cycle Assessment, uno strumento che permette di analizzare tutte le fasi di vita del veicolo, andando a valutarne passo per passo le emissioni. La produzione e lo smaltimento di un’auto elettrica sono meno green rispetto alle auto con motore endotermico, in quanto un veicolo elettrico è più complesso e l’auto convenzionale è, invece, una tecnologia ormai consolidata da tempo. Non bisogna poi commettere l’errore di ignorare l’origine dell’elettricità impiegata nella ricarica e nello spostamento, oltre che nella produzione dei singoli elementi.

Gigantes fazem acordo para produção de Diesel R5 - Diesel Economics

È necessario che le fonti energetiche applicate siano pulite o quanto meno poco inquinanti, altrimenti si rischia solamente di spostare il luogo di produzione di CO2, fatto che non riduce minimamente le emissioni nella loro totalità. Le auto elettriche diventeranno una soluzione adottabile nel momento in cui i governi e le società di produzione collaboreranno per dare vita a infrastrutture di approvvigionamento energetico veramente sostenibile.

A preoccupare, nell’ultimo periodo, è soprattutto il costo dell’energia elettrica, raddoppiato per effetto della guerra in Ucraina. È vero: anche il prezzo del petrolio è cresciuto persino del 67%, ma l’impatto è stato mitigato dal contributo del Governo. Questo sostegno, sebbene socialmente giustificabile, non agevola la transizione verso le auto elettriche ed è anche per questo che negli ultimi mesi le vendite di auto elettriche in Italia sono calate, a differenza di quanto accaduto nel resto d’Europa. L’UE ha previsto degli incentivi per tutelare le piccole imprese automobilistiche – più tempo per adeguarsi al divieto, esenzioni in toto per chi produce meno di mille veicoli, incentivi all’acquisto di auto elettriche o ibride – eppure l’italiano medio ancora non se la sente di abbracciare il cambiamento. Le auto elettriche hanno prezzi di listino molto più alti, spesso proibitivi e difficili da sostenere (il range si aggira tra i 25 e i 37 mila euro). 

Rende titubanti anche la spesa per la ricarica: un pieno presso le colonnine sul territorio costa tra i 19€ e i 39€, e garantisce un massimo di 320km di percorrenza, contro i circa 700km assicurati con un pieno di benzina al costo di 93€. A riguardo, però, qualche buona notizia c’è: a breve dovrebbero essere installate delle colonnine potentissime (con potenza di 100kw che garantisce una ricarica completa nel tempo di una sosta in Autogrill) anche nelle aree di servizio in autostrada. Ciò rincuora e dà speranza, ma non toglie il fatto che i prezzi delle materie prime sono in rapida crescita e quelli delle batterie sempre più in salita. Il pericolo è che la mobilità privata torni a essere una prerogativa delle classi medio-alte: per un’auto tradizionale il costo delle materie prime è, in media, 3662$, contro gli 8200$ per un’auto elettrica (fonte AlixPartners). 

Tutti questi fattori tendono a divaricare il mercato tra utilitarie a basso costo e veicoli elettrici sì straordinari, ma economicamente inaccessibili. Non è ancora realistico ipotizzare in brevi tempi il raggiungimento dell’obiettivo della parità di prezzo tra un’auto con motore termico e una con motore elettrico, tanto vero che persino Federcarrozzieri ha riportato che riparare un’auto elettrica di nuova generazione, oggi, può avere un costo fino al 46% più alto rispetto a una vettura a benzina. I ricambi, la tripla vernice a rivestimento, i materiali di consumo e i costi complementari sono nettamente maggiori, così come le procedure di riparazione possono essere più lunghe e complesse, quindi più costose. 

A ciò si aggiunge la minaccia del Dragone Orientale: un’auto su tre, nel mondo, è acquistata da un cliente cinese. Eppure il governo di Pechino sembra percorrere ad altissima velocità un’autostrada in contromano: sebbene in passato abbia incentivato l’uso dell’elettrico, a luglio 2022 ha scelto di defiscalizzare l’acquisto di auto di bassa cilindrata con motore termico. Insomma, una contraddizione dopo l’altra che non fa altro che confondere i futuri acquirenti. 

La transizione verso una mobilità alternativa sembra essere stata avviata, ma le incognite sono ancora molte e il dibattito è appena entrato nel vivo. Da giovane cittadina del mondo, mi auguro che prima di prendere una qualsiasi decisione in merito alle scottanti questioni attuali la comunità europea e i governi mondiali riflettano su tutte le alternative possibili, trovando un adeguato compromesso tra sostenibilità e convenienza. Col tempo capiremo se sia stato proficuo partire in quarta, percorrendo la strada dell’elettrico, oppure se sia necessario rivalutare la tradizione e, quindi, inserire la retromarcia.

Anna Gabriele, 4A Liceo Classico

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Docenti per un giorno

Alcune studentesse del nostro liceo hanno partecipato a una lezione all’università della terza età in qualità di docenti su Villa San Remigio: un’occasione per esporre le ricerche svolte a scuola su Umberto Boccioni che in questi luoghi ha soggiornato

Nel pomeriggio di mercoledì 5 aprile 2023, noi alunne del quarto anno del Liceo Classico abbiamo avuto l’opportunità di partecipare all’ultima lezione del Corso universitario della Terza età del professore Leonardo Parachini, tenutasi a Villa Giulia. L’argomento era la splendida Villa San Remigio, situata sul Colle della Castagnola, proprio qui a Pallanza: dimora dei Marchesi Silvio e Sophie della Valle di Casanova e dal 1977 proprietà della Regione Piemonte, la villa ospitava una ricca collezione d’arte ed era punto di ritrovo di artisti di ogni genere. Proprio qui entra in gioco il Corso di Beni Culturali curato dalla professoressa Prandi, che durante l’anno scolastico 2021/2022 si è occupato di ricostruire il soggiorno del pittore futurista Umberto Boccioni e dell’amico musicista Ferruccio Busoni alla Villa.

Il nostro lavoro di ricerca era poi stato esposto a Villa Giulia lo scorso aprile, diventando anche una rivista pubblicata all’interno del nostro magazine e sul sito della scuola. Quest’anno, noi studentesse che stiamo svolgendo il PCTO a scuola sotto la supervisione della professoressa Prandi, ne abbiamo esposto una versione ridotta sotto forma di una vera e propria lezione, concentrandoci sulla produzione pallanzese del futurista, che sulla spettacolare terrazza di Villa San Remigio ha dipinto il celebre Ritratto di Ferruccio Busoni, delle teste-ritratto di Gerda, moglie del musicista, e alcune vedute del Lago.

La lezione si è conclusa con l’ascolto della registrazione di un’esclusiva Intervista Impossibile a Boccioni realizzata dagli alunni l’anno scorso. L’incontro è stato altamente formativo sia per noi studentesse del Liceo, che ci siamo trovate a fare le docenti per un giorno, sia per gli studenti dell’Università della Terza Età, alcuni dei quali, dopo una vita dedita all’insegnamento, sono scesi dalla cattedra, apprezzando questo ribaltamento di ruoli.

Maggie Francesca Pagani

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“Giornata del mare”… sul lago!

Una classe del nostro liceo ha partecipato all’incontro organizzato dalla Guardia di Finanza a bordo dei mezzi navali del Corpo: un’esperienza insolita e stimolante

Il Comando Generale della Guardia di Finanza, in occasione della “giornata del mare”, ha promosso sul territorio una serie di incontri con gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado presso gli apprestamenti logistici e a bordo dei mezzi navali del Corpo nell’ottica di stimolare lo sviluppo di una sensibilità alla legalità economico-finanziaria legata al mare, nel nostro caso, più in dettaglio alle acque interne.

L’attività si è svolta lo scorso 13 aprile: la classe che ha partecipato, ovvero la 4A Scientifico, ci riporta il proprio commento entusiastico: è stata una bellissima giornata, all’insegna della scoperta del nostro magnifico lago e quindi del paesaggio che abitiamo ma anche dell’incredibile lavoro della guardia di finanza. Essere in prima persona lì tra loro è stata un’esperienza molto costruttiva e molto accattivante per comprendere maggiormente il lavoro svolto quotidianamente dalla GDF.

Pubblichiamo una gallery composta dalle foto scattate dai partecipanti:

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Campionati di Italiano 2023

Ottimi risultati ottenuti dalle studentesse e dagli studenti del nostro liceo che si sono qualificati per le semifinali regionali

Si sono svolte il 27 e il 28 febbraio scorso le gare di istituto della nuova edizione dei Campionati di Italiano, ex Olimpiadi di Italiano, che hanno visto anche quest’anno la partecipazione degli studenti del nostro liceo.
Hanno svolto la prova dieci alunni per la categoria junior, composta dai ragazzi del biennio, e altrettanti
per la categoria senior, a cui appartengono invece i ragazzi frequentanti il triennio.
I risultati della gara d’istituto, che ha rappresentato la selezione per la gara regionale del 23 marzo, sono
stati resi disponibili il 6 dello stesso mese e hanno premiato le studentesse Lucrezia Costanza, Giulia
Poletti e Matilde Sau, per quanto riguarda il biennio, e Agnese Visca, Maggie Francesca Pagani e Anna
Gabriele per il triennio.
I punteggi delle ragazze che si sono qualificate per la semifinale regionale, e alle quali facciamo i
complimenti, sono risultati vicini a quello massimo ottenibile (28.1 per la categoria junior, 34.0 per la
categoria senior), superando inoltre il punteggio medio nazionale (rispettivamente 23.12 e 28.93).
Risultati degni di nota sono stati ottenuti anche nella semifinale e si segnala in particolare l’esito di Anna
Gabriele, al posto n. 58 su 3122 della graduatoria finale.
I complimenti vanno a tutti gli alunni che si sono messi in gioco e distinti partecipando alla gara:

Carlotta Astrua, Agnese Brambilla Pisoni, Bianca Galimberti, Samuele Iaria, Emma Milesi, Alberto
Pescio, Rachele Trentin (biennio)

Emma Nicole Castelli, Sonia Gjata, Safà Limi, Matteo Omobono, Alice Ronzio, Cecilia Trotti,
Silvia Zappoli (triennio).


Chiara Breganni

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Campionati di filosofia: due studenti del Cavalieri partecipano alla selezione regionale

La selezione d’Istituto dei Campionati di filosofia (da quest’anno non si chiamano più Olimpiadi) si è svolta il 9 febbraio; dei diciannove partecipanti, due sono stati scelti per la selezione regionale dello scorso 16 marzo. I candidati avevano la possibilità di scegliere tra quattro tracce di diversi ambiti: teoretico, etico, politico ed estetico. Pubblichiamo i temi di Alexia Giorla e Arturo Palmeri

Fin dal suo avvento, la fotografia è stata riconosciuta e accolta come strumento portatore di una netta rivoluzione culturale. Essa si è introdotta nella vita dell’uomo sovvertendo impetuosamente la percezione che quest’ultimo aveva avuto di sé stesso e della realtà esterna fino a quel momento. La sua affermazione come forma artistica parallela all’arte figurativa difatti, suscitò l’inquietudine e gli interrogativi di numerosissimi intellettuali, i quali, sostanzialmente, si focalizzarono sul medesimo punto: può definirsi “arte” una forma perfetta e scientifica rappresentazione della realtà? 

Dove si trova l’elemento artistico in questa assoluta e pedissequa riproduzione? 

Ci si ritrovò, dunque, di fronte alla necessità di ridefinire l’idea di arte e di ciò che essa può e deve veicolare; la problematizzazione non stava tanto nel mezzo attraverso il quale l’arte opera e si manifesta, quanto nel suo prodotto finale, nei suoi frutti. Se nei secoli precedenti l’arte figurativa era stata tanto più celebrata ed eternizzata quanto più essa fosse risultata reale nella forma, ora, a metà ottocento la fotografia è al contrario demonizzata per lo stesso motivo. Se la fotografia rappresenta il reale, allora non può essere arte. Il filtro della lente rende la fotografia priva dell’elemento umano che, secondo i detrattori della prima, rende l’arte “arte”. 

La macchina fotografica come… “Macchina del tempo” | SB Online & OnAir

Ciò che ne risulta è, di conseguenza, una rappresentazione meccanica e asettica del mondo, che per sua natura non può adeguarsi e conformarsi all’altezza delle presentazione emotiva e spirituale della realtà propria dell’arte. Quest’immediata e radicale presa di posizione è, piuttosto, sintomo di una malcelata e abissale fragilità: la fotografia, a questo punto, riveste il ruolo di catalizzatore nel processo di smascheramento dell’arte e dei costrutti umani legati a essa. 

L’arte, infatti, non è difesa dall’uomo tanto come sbocco creativo dell’interiorità umana, quanto come unico terreno, a lui disponibile, sul quale ergersi da Creatore, sul quale manovrare e plasmare la realtà arbitrariamente, appellandosi all’inalienabile diritto alla libertà creativa.

L’entrata in scena della fotografia assume, dunque, i connotati di una vera e propria minaccia dell’indipendenza artistica dell’uomo, il quale si trova improvvisamente davanti all’immagine scientifica della realtà senza la possibilità di interpretarla.  La realtà empirica, da sempre concepita come grande fardello, è dall’uomo riconosciuta come proprio ambiente naturale, ma al contempo egli non può trascurare l’incontrastabile e ineludibile tensione all’emancipazione da essa, alla necessità di non accettarla come unico orizzonte e di andare oltre.

L’arte permette di farlo, o perlomeno ne concede la dolce illusione, attraverso l’immaginazione e invenzione, che sono frutto di una capacità mentale ritenuta potenzialmente sconfinata. La fotografia e la sua natura meccanica, al contrario, rinchiudono in anzitutto l’infinità della mente all’interno di confini prospettici rigorosi e, successivamente, ne impediscono la rielaborazione, annientano l’intervento dell’immaginazione.

L’uomo, così, si scopre debole e indifeso, in misura ancora maggiore del previsto e del prevedibile, dal momento che anche le uniche difese che aveva contro la spietata realtà si sono rivelate illusorie e ugualmente fragili. Ma forse ciò che disturbò i pensatori dell’epoca non fu soltanto scoprire l’uomo debole di fronte alla realtà del mondo, ma scoprirlo spaventato da essa, incapace di accettarla. Trovarsi di fronte a una fotografia di una realtà conosciuta significava, per gli uomini contemporanei della scoperta della stessa, trovarsi di fronte al rischio di non riconoscerla e di rigettarla.

Daguerre e il dagherrotipo - Storia della fotografia - Marco Crupi

Finché l’unica percezione del mondo circostante deriva dalla visione diretta attraverso l’occhio e dall’interpretazione artistica, è ancora possibile rifugiarsi nell’apparente necessità dell’impronta individuale a tal percezione. Fino ad allora, infatti, la consistenza della realtà era dipesa dalla presenza di un Io che la cogliesse e le desse un senso; senza l’uomo e la sua coscienza, la realtà esiste, ma senza connessione, esiste in stasi.  La fotografia ribalta e annichilisce anche questa convinzione: la realtà, attraverso la fotografia, acquisisce una nuova possibilità di percezione, che risulta addirittura più veritiera, e la rende, dunque, dinamica pur senza connessioni. Ciò significa che la realtà, infine, non ha alcuna necessità di essere interpretata dall’uomo; una realtà in cui l’uomo non è necessario, appare inevitabilmente inospitale ad esso, una realtà della quale essere spaventato.

E un uomo spaventato dal progresso e minacciato da esso nella sua indipendenza, altro non piò fare se non trovar rifugio nella tradizione e nel conformismo.

Nel XXI secolo, infatti, la fotografia è state riconosciuta come effettiva forma d’arte, dal momento che i dogmi artistici sono stati frantumati e le avanguardie storiche hanno modernizzato non solo l’dea di arte, in senso più esteso, ma soprattuto hanno introdotto una più ampia inclusività nella definizione di genio artistico. Nella fotografia, il genio scaturisce dalla variazione di punto di vista, che si rivela ulteriormente nella sua preponderanza. 

Al netto di una realtà coglibile in modo assolutamente oggettivo, resta pur sempre la possibilità di coglierne la molteplicità, di cogliere la bellezza intrinseca ad essa.

Grazie a ciò è possibile ultimare la sintesi tra arte e fotografia, superando lo scoglio della necessità e dell’utilità e focalizzandosi su quello che è il reale potere sconfinato dell’uomo: la creatività e la libertà nel professare la stessa.

Alexia Giorla, 5B classico

Chi pensa che Kant abbia gioito nel rilevare che la metafisica non è una scienza e dunque non può dare risposte certe alle domande che le vengono poste, pensa molto male. Negare una risposta non serve affatto a negare anche la domanda e così concludere che la metafisica non possa rispondere alle esigenze conoscitive dell’uomo, non tolga di mezzo il suo bisogno esistenziale di dare un senso alla propria vita. E Kant, questo, è il primo a dirlo: fare metafisica è uno slancio innegabile e inevitabile della natura umana. E se davvero fosse rimasto appagato dalle conclusioni della sua prima critica, di certo non avrebbe scritto la seconda. 

Nella “Critica della Ragion Pratica”, infatti, la morale esiste solo se anche l’anima, la libertà, Dio esistono. Ma ancor più evidente è che l’anima, la libertà, Dio tornano a esistere giustificate dall’esistenza della morale. Non è tanto il metafisico, dunque, a dare senso all’uomo, quanto l’uomo, con la sua moralità, a dare senso al metafisico e, quindi, alla realtà tutta.

Ma questo non basta. Rimane in sottofondo l’eco di un’angoscia inestinguibile che nasce dall’impossibilità di una risposta certa. E, dunque, anche di un senso.

C’è da chiedersi, tuttavia, se sia davvero così; se una risposta, cioè, sia necessaria. C’è da domandarsi se davvero un senso alla propria vita non si possa trovarlo senza sapere se Dio c’è o meno, se l’anima c’è o meno, se il mondo si muove verso un fine oppure no. C’è da capire, insomma, se davvero il senso coincida con la risposta, oppure arrivi molto prima, prima persino della domanda stessa.

Mentre cerco un modo per spiegarmi meglio, mi torna in mente una strana conversazione con una vecchietta sorridente del mio paese. Era pieno autunno, quando l’aria perde le ultime gocce della sua dolcezza, e il cielo abbassava la sua mano pesante sulle nostre teste. Io camminavo verso casa quando, passando vicino al cancello di una casa, sento salutare: “Buongiorno!”

Mi fermo, mi volto, vedo davanti a me il sorriso sdentato di un’anziana signora, dal nome che non ricordo. 

Con la spontaneità di una foglia che cade, cominciamo a parlare, lei mi chiede dove stia andando, “a casa” le rispondo, poi mi racconta della sua infanzia, di suo padre e infine della sua vecchiaia senza tempo, che è ormai una lenta attesa della morte. Allora, forse per non farmi paura e forse perché troppo angosciata dalle sue stesse parole, “In fondo”, dice, “Dio ci vuole bene un po’ a tutti. Non è vero?”

“Certo,” le rispondo “Dio forse è proprio l’amore. o l’amore è Dio”.

Ma lei, non soddisfatta dalla mia risposta, attende qualche secondo in silenzio, poi mi chiede: “Ma lei ci crede in Dio?”

“In Dio?” le domando io preso alla sprovvista.

“In Dio, sì, in Dio.”

Io non rispondo subito. Aspetto qualche istante con gli occhi bassi. Poi cominciò.

“Vede” dico “io sono convinto che crederci o non crederci non sia poi così importante.

“lei dice?”

“Sì, dico. Credere o non credere in Dio è provare a indovinare in che modo si comporti il mondo. A me basta sapere che il mondo esiste. Qualcuno ha detto che del mondo si può dubitare, ma poi è arrivato a concludere che qualcosa deve pur esistere; qualcun altro ha spiegato che la realtà è un insieme indeterminato di impressioni ma, se anche fosse così, resta il fatto che qualcosa che suscita queste impressioni c’è. E dunque le cose esistono e a me basta sapere questo.”

“Non la capisco, sa?”

Io corrugo la fronte.

“Sarò più chiaro,” rispondo “glielo prometto. Vede, per trovare un senso alla mia vita non mi serve sapere se Dio ha in progetto per tutti noi, se ci ama, nemmeno se esiste. Mi serve sapere se esiste tutto il resto e che, insieme ad esso, esisto pure io. E’ l’esistenza ciò che importa, è sapere che lei, io, questo cancello, queste nuvole, il cielo dietro di loro esistiamo, e per il fatto di esistere siamo tutti accomunati. Mi segue?”

“Sì, la seguo.”

“Bene. E allora cerchi di capire questa cosa: una volta compreso che le cose esistono e che noi stessi esistiamo, siamo a un passo dal trovare il senso. E il senso sta nel rendersi conto che le cose e noi stessi esistiamo. Non importa sapere il perché, non importa sapere chi ci ha fatti né verso dove si muove il mondo. Noi siamo esistenza cosciente, siamo l’esistenza che prende coscienza di essere esistenza. Qui risiede il senso che cerchiamo, in quest’unico istante in cui realizziamo che tutto esiste. Perché così il tutto trova un senso grazie a noi, grazie al nostro sguardo e alla nostra coscienza. E capito questo, ogni altra domanda è pura curiosità. Dolora, certo, ma pur sempre curiosità. Lei crede in Dio, giusto?”

“Sì, ci credo.”

Libera e moderna interpretazione del “viandante sul mare di nebbia” di C.D. Friederich. Ph. Tindara

“Bene, allora io le dico che noi siamo gli occhi di Dio, siamo ciò che gli permette di vedersi e di rimanere incantato della sua esistenza. E se domani dovesse smettere di credere in Dio, mia cara signora, il senso della sua vita le rimarrebbe stretto nelle mani, perché lei non smetterebbe di essere gli occhi dell’esistenza.”

“E quindi Dio mi ama’”, mi chiede lei dopo un po’ di silenzio.

“Se lei lo ama, allora sì, certo, perché lei è anche il suo amore.”

Lei torna ad essere silenziosa. E io penso a quanto fosse brillante la mente di Kant, che aveva capito che non siamo tanto noi a non avere senso senza Dio, ma è piuttosto Dio a non avere senso senza di noi.

Poi però lei alza lo sguardo, lo rivolge a me e mi sorride. Io le sorrido indietro.

“Oh, com’è bello che lei è qui e che ci sono anch’io”, mi sussurra.

“Già, ” le dico “com’è bello…”

Arturo Palmeri, 5B classico

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Il “Cava” trionfa sugli sci

Ottimi posizionamenti per le studentesse e gli studenti del Liceo Cavalieri che hanno partecipato ai campionati studenteschi di sci alpino e snowboard

Giovedì 2 febbraio si sono svolti i campionati studenteschi di sci alpino e snowboard ai quali hanno partecipato dieci studenti del nostro Liceo che si sono distinti per il loro posizionamento. 

Christian Mantovani (3Asc) ha vinto la gara della categoria allievi conquistando il diritto a partecipare alle finali regionali come individualista; inoltre, grazie a una modifica del regolamento e al piazzamento di altri due allievi, Leone Argentieri e Tommaso Bianchi (3Bcl), abbiamo conquistato la seconda posizione a squadre e parteciperemo dunque, con tutti e tre i ragazzi, alle finali regionali del 17 Febbraio che si svolgeranno all’Alpe di Mera (VC). Ha ottenuto un’ottima posizione anche Leonardo Stainer (5Dsc), che ha vinto la gara di snowboard nella categoria Juniores.  Una menzione d’onore per tutti gli altri partecipanti che hanno fatto del loro meglio su una pista complicata, in particolare agli altri studenti del nostro Liceo, le cui posizioni sono qui riportate: 8^  Emma Ramoni; 9^ Gaia Colombo:  15^ Nicole Crivelli ; 20^ Sofia Racchelli, Cirkeline nelle allieve.  Infine, Andrea De Luca ottiene un quarto posto nello Snowboard allievi. 

Abbiamo intervistato qualcuno dei partecipanti: iniziamo con Emma Ramoni e Gaia Colombo, 3A scientifico, che hanno ottenuto rispettivamente l’ 8° e il 9° posto.

Samuele: Cosa vi ha spinto a partecipare al campionato di sci?

Gaia: Pratico sci agonistico da circa 6/7 anni e quindi mi sono chiesta, perché no?

S: Come hai saputo del campionato?

Gaia, Emma: I proff. del cavalieri di educazione fisica prontamente ci hanno comunicato la possibilità di partecipare a questa attività 

S: Sei soddisfatta di te stessa?

Gaia: Non molto perché è un periodo un po’ particolare per lo sci e non sono in ottima forma, avrei potuto fare meglio ma mi sono divertita molto e la rifarei volentieri

Cosa nel pensi del piazzamento ottenuto?

Emma: In parte sono soddisfatta ma avrei potuto fare di più anche se le condizioni non erano molto favorevoli; mi sono divertita molto e voglio ringraziare la preside per la opportunità

In esclusiva abbiamo l’intervista al vincitore Christian Mantovani, detto Titan, 1 posto

S: Come sei venuto a sapere dell’evento?

Titan: Devo ringraziare il prof Zavettieri che mi ha parlato di questa attività e anche lo staff di Dirigenza che ha ben diffuso la notizia.

S: Piazzamento in prima posizione, che mi dici?

Titan: Non me lo aspettavo perché hanno partecipato molti ragazzi in gamba, soprattutto un mio compagno di squadra che sfortunatamente è caduto, però sono soddisfatto di me stesso perché parteciperò alle gare regionali. Voglio ringraziare la Dirigente e i docenti che mi hanno dato la possibilità di dimostrare il mio valore.

Infine, tutti i partecipanti esprimono soddisfazione in una scuola come la nostra dove gli studenti possono esprimere i propri talenti e cimentarsi in attività e sfide extra scolastiche.

Samuele De Martiis, Chiara Breganni

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Uno sguardo a est

Colpiti da quello che accade a coetanei in Iran, abbiamo sentito l’esigenza di saperne qualcosa di più; nelle ore di inglese e durante le vacanze natalizie, divisi in gruppi ci siamo avventurati in questo universo di ingiustizie e ne abbiamo scritto. Non possiamo credere che si possa morire per una ciocca di capelli fuori posto e neppure per un’idea divergente 

Pubblichiamo alcuni estratti degli elaborati scritti dalle studentesse e dagli studenti di 3A classico:

It was December everyone was ready to celebrate the Christmas holidays with family and friends, as it has always been before the Covid-era, however there was something we all felt uneasy about…it was the destiny of young people like us, exactly in those days, in particular girls, who were arrested, tortured, ruined forever or simply sentenced to death with no penalties or even a decent trial….In order to know more we started reading about was going on and here are three articles we have written to allow a deeper knowledge of the subject. Today the international media stop dedicating articles and attention to the subject  ….nevertheless  the problem is not solved, injustices are still perpetrating and this unfair silence “kills” on another  level all those who fought and are fighting for a better future.

In Iran more than 560 people have been executed by the Iranian regime for supporting the protest that started after Mahsa Amini’s death. In this group are included young women, men and even children. But who was Mahsa Amini and why had she been killed?

Mahsa Amini was arrested on December 13th by the Iranian police because she wasn’t wearing the hijab properly. She was moved to a detention centre where she had been beaten to death to the point that she had a cerebral haemorrhage. Because of this she was quickly transferred to a hospital where she died two days later. The police claimed that she died from a stroke. The moment when she was arrested she was with her brother who was told that Mahsa was being transported to a reeducation centre, so he and his parents went to the police station. Once there, they were told that she would have been released in few hours. In reality the next time they saw her, they saw her corpse (which they weren’t allowed to photograph).

Similar stories just keep happening everywhere, such as Nika Shakarami’s story, a seventeen years old girl, who vanished during the protest in Iran. After a week the security force delivered a dead body to her family with a smashed nose and broken skull. The security force had hidden Nika for a week after they arrested her.

Another example that shows that the police don’t stop with anyone is the example of Parmis Humnava, a 14 years old girl. The police discovered a picture of opponents in her diary during a search at her school. They then proceed to beat her in front of her whole class. She was brought to a hospital where she died. The police threatened her family and the witnesses not to dare speaking  about this act to anyone otherwise they wouldn’t hand back her body. But this isn’t a problem that concerns only women but also men, as Abbas Monsoury demonstrated. He was only 19 years old and was arrested handing out chocolates  with “women life, freedom” written on them. He was released a few days after but he committed suicide due to the trauma. He is the third political prisoner who committed suicide after the release. 

These are just a few examples of the thousands of crimes and atrocities that have happened in the past months. They’re fighting and won’t stop but they need our help by not forgetting them and putting pressure on the regime, they need and deserve at least this.

Iranian girls

We all know what is happening in Iran, maybe because we have heard about it or seen the news, but we decided to look deeper into the country’s situation, analysing its history, the protests and the victims there.

The situation has not always been so dramatic, it has worsened in recent years, in fact, before certain events Iran was a country that was open to the West and granted freedom to women. In the early 1900s, women were free and there were no major problems, until the 20s. In that time women’s freedom started to slowly fade away, due to the wanting of religious leader to have also the political power.This happened because the king, who imposed himself Smith a coup d’etat, introduced, many laws wich were in disagree with islamic beliefs.

Some examples are: mosques were required to use chairs, most men were required to wear western clothing, women were forced to not wear the hijab, men and women were allowed to congregate freely, violating the rule on the mixing of the genders.  Protests against the king started in the 30s and have continued until the 70s, when the tensions exploded, leading to the revolution.

In the 60s a lot of people started to support Ruhollah Khomeini,a religious leader, an opponent of the shah.After these events and other, like the murders of some politician, Iran’s internal security service, the SAVAK, tightened its repressive methods. In the decade before the revolution, the internal security service killed almost a hundred Iranian political prisoners, while many others were arrested and tortured.

The revolution began in January 1978, with the first large demonstrations, and ended with the approval of the new theocratic constitution in December 1979, headed by Khomeini. Laws and schools were islamised and Western influences banned. After Khomeini’s government there were only religious leader, making rules based on the Quran, the holy book of muslims. An example is the order of wearing always the hijab since women turn 7 year old and to dress modestly.

In the early 2000s, anti-government protests by several thousand students took place in Tehran, in which they also focused on the defence of human rights. Although a lot governments have succeeded, the situation has not changed much,in fact it has become even worse: many radical groups (governmental and not) punish women for not wearing the hijab or the abaya “properly”. Some women have been sentenced for 30 years in jail and/or to receive physical punishments, like lashes.

Recently, there have been a lot of victims, more than in the past because women are trying to gain their freedom back.

After looking at the past of the country, we looked more in dept at the current situation, analyzing some victims’s stories.

THE SONG USED IN THE PROTESTS
ZAN, ZENDEGI, AZADI by Madgal

The song, whose original title in Persian is “آزادی زندگی زن) ” woman, life, freedom), it was written in October 2022 by the Kurdish singer Madgal with the aim of raising awareness in the Western world and fortifying
those who, day after day, face the Iranian authoritarian regime. The song is a hymn to freedom that shows, in its short text, the will of the Iranian people, especially women, to oppose the countless years of oppression. Furthermore, the text alludes to the memory of Masha Amini killed by the morality police for carelessly wearing the hijab.

Why choose “Zan, Zendegi, Azad” as the slogan, why “Woman, Life, Freedom”?
Iranian women are now tired of the treatment reserved for them, the treatment of a theocratic regime which bases its laws on a sacred text from two thousand years ago, which reveals the backwardness of the Islamic religion which does not allow a woman to show herself for what she is and act freely. The slogan exalts life and the beauty of living in a world where gender discrimination is overcome, where women can aspire to become a doctor, a lawyer or simply go to school; in a contest where death does not happen through murders justified by the law or covered up by the same authorities but on the contrary communities where there is freedom of speech and artistic expression. In a world in which everyone is worth the same.

(I go against the light)
نور سمت میریم

(Even if you do, blind me)
کور منو بکنی اگه حتی

بکنم چیکار بدنم با بگم میخوام بهت اینو
(I want to tell you what to do with
my body)
“بکنم پنهان دنیا از زیبامو موهای نمیخوام “
(I do not want to hide from the
world my pretty hair)

بشنون ، عقبن که اونا برای
(for those who are behind, listen)
آزادم من
(I am free)
آزادم ، آزادی ، آزادی زندگی زن
(I am a woman of freedom,
freedom, freedom)

Sitography:
(https://open.spotify.com/album/3B8UBuaNp1
uGxq7jkJAAua )
(https://www.instagram.com/mad.gal.music/ )

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La Cina e l’estero vicino

In attesa del capodanno cinese e dell’avvento del nuovo anno, la Cina cambia assetto securitario e internazionale. Nonostante la netta determinazione mostrata al recente  congresso del partito nell’affermare e ribadire la politica “Zero Covid”, il Presidente Xi è stato costretto a un curioso ma prevedibile dietrofront. Le misure anti-Covid sono state drasticamente ridotte: la quarantena obbligatoria di cinque giorni, che in caso di una singola positività al virus coinvolgeva interi quartieri, è stata sostituita da una quarantena domiciliare della stessa durata; sono stati inoltre progressivamente eliminati i durissimi isolamenti/ nelle megalopoli di cui si è trattato nel precedente articolo. Tuttavia questo ha comportato una vera e propria crescita esponenziale dei casi Covid nelle città e un aumento della pressione ospedaliera in tutti i grandi agglomerati urbani della Repubblica Popolare.

Gate di accesso all’ospedale di Wuhan
Autore: Painjet. Questo file è licenziato in base ai termini della licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale

La crescita esponenziale dei contagi, vista l’inesistente trasparenza del governo comunista, risulta evidente dai test effettuati in Italia, Francia, Germania, Usa e Canada all’atterraggio dei voli provenienti dalla Cina. Inoltre è verificabile dalle foto delle OSINT (Open Source Intelligence) che ritraggono lunghe code presso i forni crematori situati alle periferie delle città e dalle poche immagini social che ci arrivano dagli ospedali cinesi. Le prime sono visibili online, come quelle realizzate dal satellite di Maxar Technologies; le ultime, invece, sono arrivate a noi occidentali via social. Svista evidente del PCC, il quale, dopo le proteste, trova difficoltà a gestire il suo popolo. La crescita economica è bassa, i giovani non vedono davanti a sé prospettive rosee e, per la prima volta da più di 50 anni, la crescita demografica ha subito una clamorosa battuta d’arresto. Fattori che il popolo cinese non può tollerare e che invece il governo sembra trascurare, troppo impegnato a pensare a cosa vuole fare da grande: diventare il secondo impero del mondo, come in parte sta già facendo, o rimanere una potenza in grado di gestire solo sé stessa e il suo cortile di casa. La prima strada sembra ormai percorsa – come testimoniato dalla realizzazione della Nuova Via della Seta economica e marittima così come dall’acquisizione dei porti di Amburgo, Atene, Trieste e di numerosi scali commerciali in Africa.

Quest’ultima, assieme ad Asia e Oceania, si sta dimostrando ancora una volta un punto chiave per contare qualcosa ai tavoli della geopolitica. Al momento la Francia sta progressivamente perdendo terreno mentre la Cina, promettendo ingenti investimenti, libertà e “democrazia” (a differenza dei colonizzatori), conquista l’Africa centrale, il Corno d’Africa e piccole parti di Tunisia e Marocco. Tuttavia non può ancora affermarsi in queste regioni così come in altre aree del mondo fintanto che non avrà sistemato il suo estero vicino: su tutte, la questione di Taiwan. Controversia che porterà allo scontro inevitabile tra Cina e Stati Uniti, impegnati a contenere il grande paese orientale in campo marittimo con la nuova alleanza Quad, composta da India, Australia, Giappone e USA. Perché la Cina non potrà mai davvero sviluppare il sogno cinese, ovvero il dominio del mondo secondo la disciplina estremo-orientale, fintanto che non avrà sviluppato una potenza marittima in grado di sfidare gli Stati Uniti, i quali possono agilmente controllare tutte le rotte marittime del mondo. Tra questi proprio lo stretto di Formosa, luogo chiave per consentire lo sviluppo militare e commerciale della Cina, vista la posizione geografica.

Il prossimo aprile il presidente francese Emmanuel Macron si recherà a Pechino per discutere della bozza di piano di pace cinese per porre fine alla guerra in Ucraina. Dopo questo incontro sarà il momento di fare un primo bilancio sulla politica estera cinese.

Antonio M. Stoppini 5B Liceo Classico

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Un giorno al carcere

Il carcere visto dagli occhi degli studenti che raccontano la loro esperienza
Io, ex ergastolano, vi racconto Bollate il carcere che cambia la vita

Il 21 dicembre noi studenti della classe 4A su abbiamo avuto l’opportunità di visitare il carcere di
Verbania; l’idea è nata a scuola durante un incontro tenuto dalla professoressa Magistrini, ex docente del
Cavalieri e attuale garante dei diritti dei detenuti di Verbania; quest’ultima, durante l’incontro ci ha
dato l’occasione di leggere alcune lettere dei detenuti particolarmente coinvolgenti che hanno
suscitato in noi molto interesse.

La visita è stata preceduta da un incontro con la direttrice del carcere di Verbania Stefania Mussio
che ci ha spiegato il comportamento da tenere nel penitenziario e ci ha fornito delle
informazioni generali su di esso.

Arrivato finalmente il giorno dell’incontro ci siamo recati sul posto e, dopo aver depositato
cellulari e oggetti che non potevano essere portati in struttura, abbiamo iniziato la visita,
partendo dagli spazi comuni fino agli uffici e alle celle. Esse sono di piccole dimensioni ma con
il bagno all’interno e dotate di televisione: ogni cella può ospitare da tre a quattro persone.
È stato interessante notare come il carcere sia dotato di spazi come la palestra, la biblioteca, i
laboratori e un’aula scolastica, utili al reinserimento dei detenuti in società.
Il momento più coinvolgente è stato l’incontro con i detenuti, durante il quale essi hanno raccontato
la loro quotidianità, i loro ruoli all’interno del carcere e le loro storie personali.
È stata un’esperienza molto toccante ed emotivamente coinvolgente per tutti noi.

4A Scienze Umane

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La Cina di Xi

Le proteste dilagano in tutta la Cina durante lo svolgimento del congresso
del Partito Comunista
Fogli di carta bianchi coprono la bandiera sovietica all’Università di Chicago. Autore LatakiaHill, 27 novembre 2022. File con licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International.

Cina, Pechino. 16-22 ottobre 2022: è in corso il XX congresso del Partito Comunista Cinese. Sono presenti circa 2000 persone, in rappresentanza di circa 97 milioni di persone e 38 unità territoriali. A capo delle Forze Armate, della Repubblica Popolare Cinese e del partito c’è Xi Jinping. Eletto nel novembre 2012 durante il XVIII congresso comunista, ricopre cariche rilevanti nel partito dal 2002, quando diventa membro del Comitato Centrale. Nel 2007 ricopre temporaneamente la carica di sostituto governatore di Shanghai, per poi essere nominato l’anno successivo vicepresidente della Repubblica dall’allora presidente Hu Jintao. 

Il congresso si apre con un suo lungo discorso in cui più volte ribadisce la grande forza del comunismo in chiave cinese, con un grande tributo alle idee di Marx, agli atti di Lenin e alle imprese di Mao. Al centro del discorso ci sono tre temi: l’ordine, la sicurezza e il cosiddetto sogno cinese.

All’interno della Cina l’ordine è un lontano ricordo, come testimoniano diversi documenti video. A Pechino, Shanghai, Hong Kong, Chongqing e Nanchino sono in corso diverse proteste contro la politica “zero Covid” voluta proprio dal Presidente Xi. Politica in realtà ormai puramente velleitaria, vista la diffusione esponenziale della variante Omicron del virus. Qui Il sistema cinese è crollato: lavoratori chiusi in fabbriche e uffici, senza alcun preavviso e senza né cibo né acqua. Donne e uomini chiusi in negozi e supermercati nelle stesse condizioni e senza alcun preavviso. Da questi luoghi in molti sono fuggiti e sono nate proteste contro la polizia e i delegati del partito. A Pechino sono addirittura comparsi diversi striscioni con scritte quali “No ai tamponi, vogliamo cibo” e “Xi dimettiti”.

Nonostante abbia compreso che la politica zero Covid sia impraticabile, il presidente Xi non recede in materia di ordine. Continuano infatti le repressioni feroci nelle più grandi città, proteste non solo per la situazione sanitaria, ma anche per chiedere un profondo cambiamento nella politica cinese. I giovani si ritrovano in piazza per criticare il metodo di governo di Xi, intonando l’Internazionale e leggendo passi dalle poche copie del Capitale di Marx in circolazione in Cina. Altri invece si radunano in strada con fogli bianchi, simbolo del bavaglio posto dal governo alla libertà di espressione. Le risposte del regime sono tuttavia immediate e violente.

Ma l’oggetto delle proteste non sono solo le norme anti-Covid. Cos’altro suscita l’indignazione del popolo cinese che manifesta? I più direbbero che il motivo sia una richiesta di maggiore democrazia e libertà. È proprio così? Probabilmente no. Il Partito Comunista e i cinesi condividono una sorta di accordo non scritto risalente ai tempi della rivoluzione maoista: i cittadini lavorano e fanno muovere la macchina economica; in cambio, la classe politica deve essere molto competente e in grado di portare la Cina in alto nel mondo. Con quest’ultimo congresso comunista in realtà questo patto si è rotto. Il presidente Xi non ha nominato secondo competenza, scegliendo invece i membri del governo e del partito tra i suoi fedelissimi. Insomma, in Cina attualmente conta di più essere fedeli al leader supremo, piuttosto che essere competenti.

Nel frattempo però l’ascensore sociale si è rotto e la crescita è stimata al 3%, non al consueto 12% cui la Cina ci ha abituato. Basteranno le promesse di Xi per risolvere i problemi di ordine pubblico?

Antonio M. Stoppini, 5B Liceo Classico