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Il presidente dei cittadini: ricordando David Sassoli

Nel 2018 in Italia vi sono le elezioni politiche. Si profila un quadro anti-europeo: lega e m5s formano, dopo tre mesi di interlocuzione, un governo. Nel 2019 si svolgono le elezioni europee. Ai più sembra essere il preludio del disfacimento dell’Unione Europea. Invece l’Unione risponde con forza ai cambiamenti richiesti dai cittadini: si allarga l’alleanza “alla tedesca”, si susseguono i nuovi presidenti di Parlamento, Consiglio e Commissione Europea. Nulla di nuovo in realtà, se non nei nomi delle cariche politiche. Charles Michel, ex primo ministro belga, sostiene un programma contro i nazionalismi, contro la chiusura delle frontiere e una maggior integrazione europea, a partire dal bilancio comune, utopia europea fino al luglio 2020. Ursula Von Der Leyen, ex ministra prima del lavoro e poi della difesa in Germania, propone un progetto di difesa comune europea, sostenuto con forza anche dal presidente francese Emmanuel Macron.

Tra tutti spicca la figura del presidente dell’Europarlamento David Sassoli, scelto per caso dopo difficoltà di accordi tra Ppe s&d e liberali. Ex giornalista, militante nel partito democratico e vice presidente del Parlamento Europeo nella precedente legislatura, sin da subito se ne comprende lo spessore. «L’Unione Europea – afferma con forza – non è un incidente della storia».

Il neo presidente Sassoli si concentra prontamente per avvicinare il parlamento ai cittadini: dapprima si applica per far rispettare lo stato di diritto, la libertà e la democrazia sia nell’Unione sia fuori, come dimostrato nel 2021 consegnando il premio Sacharov all’oppositore russo Navalny. Favorisce l’integrazione dei giovani nel progetto europeo, nel solco dello spirito di Ventotene, battendosi per evitare il taglio dei fondi al progetto “Erasmus+“, al “Corpo Europeo di Solidarietà“, a “Discovereu“. Durante la pandemia da Covid-19 ha mantenuto il parlamento aperto, dando un forte segnale ai cittadini europei e aiutando i paesi del sud a stilare il “Next Generation Eu”. Ha avviato i lavori sulla “Conferenza del futuro dell’Europa” a Strasburgo.

Nei suoi ultimi mesi ha iniziato i lavori per una politica migratoria comune, contestando le scelte assunte dai paesi di Visegrad e spingendo per un permesso di soggiorno comune. Non è riuscito però a realizzare questo sogno e ora tocca a noi proseguire. Partendo dalle sue parole: «Non dobbiamo avere paura. Tanti si sono resi conto che senza una politica europea tutti i nostri paesi, le nostre comunità e i nostri cittadini sarebbero più fragili. Facciamo insieme un’Europa più forte, più democratica, più unita».

Antonio Stoppini, IVB Liceo Classico